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Riforma Pubblico Impiego: "corsia preferenziale" per i procedimenti disciplinari
Alcune anticipazioni sulla disciplina contenuta nel nuovo Testo Unico sul Pubblico Impiego in queste settimane in fase di edificazione

“Una nuova stagione nei rapporti con i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Ma sia chiaro: chi lavora nella Pubblica Amministrazione deve essere premiato e chi fa il furbo va punito”: si può partire proprio da queste dichiarazioni rilasciate dal premier Matteo Renzi a margine del Consiglio dei ministri di giovedì scorso (clicca qui per tutte le info sugli importanti provvedimenti approvati in quella sede) per comprendere la “ratio” delle novità normative che andranno a modificare la disciplina del Pubblico Impiego nei prossimi mesi. Nel Testo Unico sul Pubblico Impiego, il provvedimento che il governo presenterà all’inizio del prossimo anno, le procedure semplificate per mettere alla porta i dipendenti che si macchiano di qualche colpa saranno estese. A cominciare da chi si commette reati di corruzione. A confermarlo sono alcune indiscrezioni emerse in merito ai lavori che si stanno effettuando su tale stralcio della Riforma PA.

Norme specifiche saranno scritte anche per licenziare gli assenteisti di massa e quelli seriali, come chi marca visita ogni lunedì mattina o ad ogni ponte che il calendario regala. Voci confermate anche dal sottosegretario alla Funzione Pubblica Angelo Rughetti in un’intervista a Uno Mattina: “Il ministero – ha spiegato Rughetti – sta lavorando per fare in modo che nel Testo Unico sul Pubblico Impiego ci siano altri procedimenti disciplinari che abbiano una corsia preferenziale rispetto al procedimento penale”. È questo uno dei punti centrali della questione. Oggi il procedimento disciplinare, nel caso sia contestato un reato ad un pubblico dipendente, si deve fermare nel caso i cui parta il procedimento penale, attendendo i tempi di conclusione di quest’ultimo. Le due procedure, secondo le intenzioni del governo, dovrebbero viaggiare dunque su due binari paralleli. Il dipendente pubblico colto a rubare, o accusato di corruzione, deve poter essere sanzionato in via disciplinare già prima che la giustizia penale faccia il suo corso. Il passaggio risulta tuttavia delicato. Nel caso dei nuovi licenziamenti disciplinari la sospensione immediata scatta entro 48 ore e il licenziamento si perfeziona in 30 giorni (con il lavoratore infedele colto sul fatto). Licenziare a stretto giro un dipendente solo con un’accusa, seppur grave, ma senza nemmeno una sentenza di primo grado, potrebbe rivelarsi più complicato. Per risolvere ciò si sta pensando di inserire tra le cause di “scarso rendimento” che permettono il licenziamento, anche le assenze seriali o aver partecipato a quelle di massa.
Per poter mettere alla porta i lavoratori occorrono infatti due elementi: in primo luogo il dipendente deve aver violato una norma del contratto. Ma per provvedere all’allontanamento è necessario anche un giudizio negativo nella valutazione del rendimento di quel dipendente. Di qui l’idea di inserire tra le cause di “scarso rendimento” anche le assenze seriali.

In tale direzione dovrebbe inoltre essere resa impraticabile la possibilità di impugnare l’atto di licenziamento per meri vizi formali. Si tratta di una delle principali causa di interruzione dei procedimenti disciplinari. E poi verranno rivoluzionate le visite fiscali, con la competenza che passerà dalle ASL all’INPS, con due squadre (con compiti separati) di medici INPS in campo per gli accertamenti sulle assenze per malattia. L’obiettivo è quello di effettuare controlli mirati ed efficaci.

Per approfondimenti in materia Maggioli Formazione propone il corso FAD Il licenziamento disciplinare dei dipendenti pubblici alla luce del Decreto attuativo della riforma Madia, a cura dell’Avv. Donato Antonucci.


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