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Riordino partecipate: approvato in Cdm il testo di legge
Il testo della riforma impone la chiusura o l’alienazione delle aziende troppo piccole, di quelle con più amministratori che dipendenti e delle società che non producono servizi indispensabili alla collettività

Ieri sera è stato esaminato ed approvato in Consiglio dei ministri, in secondo esame preliminare, il decreto legislativo del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica. Il testo della riforma impone, in sintesi, la chiusura o l’alienazione delle aziende troppo piccole, di quelle con più amministratori che dipendenti e, a livello complessivo, di quelle che non rientrano nei servizi pubblici locali o negli altri settori di attività consentiti per l’intervento della Pubblica Amministrazione. Nel testo finale sono stati  ammorbiditi i parametri per scegliere le società destinate a essere cancellate, con il fatturato minimo per salvare le società che cala da 1 milione a 500mila euro, mentre le perdite in quattro anni su cinque che condannano le aziende fuori dai servizi pubblici locali devono essere superiori al 5% del fatturato (in caso contrario non sarà imposta l’alienazione). 

Nell’arco di sei mesi gli enti proprietari dovranno scrivere piani di razionalizzazione delle loro società, che devono prevedere cessione, chiusura, fusione o razionalizzazione delle aziende fuori regola. Per blindare la procedura è stato già predisposto un modulo informatico standard che gli enti dovranno utilizzare

L’altra novità di rilievo inserita nel testo di riforma delle “partecipate” concerne la gestione degli esuberi che saranno prodotti dalle alienazioni e dagli obblighi di revisione degli organici anche per le società che “sopravvivono”. Un ruolo di primo piano in tale circostanza viene affidato alle Regioni, le quali saranno tenute a favorire la mobilità territoriale: entro il raggio di tempo di 6 mesi dovranno trasmettere gli elenchi all’agenzia nazionale per il lavoro creata mediante il “Jobs Act”. Le altre controllate, per effettuare le nuove assunzioni, dovranno estrarre dagli elenchi fino a giugno 2018, ma potranno evitare questo passaggio per i profili professionali più specifici (definiti in maniera più accurata nel testo finale della riforma).

Nel complesso sono stati recepiti gran parte dei suggerimenti avanzati dalla Conferenza unificata, dal Consiglio di Stato e dalle Commissioni parlamentari. Il decreto sarà ora nuovamente trasmesso alle Camere con le osservazioni e le modificazioni apportate al precedente testo, secondo quanto previsto espressamente dalla legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione.


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