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Falsi nipoti al Comune, tutti assolti

NAPOLI – Sono stati tutti assolti dalle accuse di abuso di ufficio e truffa i 288 tra funzionari e impiegati comunali coinvolti nell’inchiesta sui falsi nipoti: assegni di mantenimento versati dal Comune ai propri dipendenti per nipoti, in realtà, esistenti solo sulla carta. La sentenza è stata emessa oggi dall’XI sezione del Tribunale; nelle scorse settimane il pm Fabiana Magnetta aveva invece chiesto la condanna di tutti gli imputati: per la precisione, un anno e sette mesi per i funzionari che avrebbero dovuto controllare le pratiche (Aldo Buono, ex dirigente dell’ufficio Gestione contabile del Comune; il suo vice, Mario Sautto; Eduardo Auricchio, Alfredo Caccavale e Mario Riccardi) e tra gli otto e i dieci mesi per gli impiegati. Per ciascun dipendente, il Comune pagava da uno a quattro milioni di vecchie lire a testa. Il meccanismo della truffa era semplificato dal fatto che bastava presentare un’autocertificazione per ottenere il sussidio. In totale l’esborso sarebbe stato di poco meno di sei miliardi e mezzo di vecchie lire. Ad avviso dei giudici, tuttavia, i funzionari non hanno commesso il fatto, mentre per gli impiegati il fatto non sussiste. La Procura potrebbe decidere di ricorrere in appello, mentre non nasconde la soddisfazione il collegio difensivo: ne fanno parte tra gli altri Salvatore Pane, Giuseppe Fusco, Alfonso Furgiuele, Enzo Maiello, Giovanni Geremicca e Alfredo Sorge. Commenta quest’ultimo, difensore di Caccavale: «Il mio assistito vede oggi riconoscersi l’assoluta estraneità rispetto ad una vicenda che per la sua particolare inconsistenza non meritava neppure il vaglio dibattimentale». Lo scandalo dei falsi nipoti seguì di poco quello degli stipendi gonfiati al Comune, che costò ai funzionari gli arresti domiciliari (revocati però dopo pochi giorni dal Riesame). In quel filone le accuse andavano dall’associazione per delinquere al peculato al falso compiuto mediante procedure informatiche e il processo si concluse nel 2008 con nove condanne e 183 assoluzioni da parte della V sezione del Tribunale. Sette anni di reclusione furono inflitti al principale imputato, Aldo Buono, per il quale il pm aveva proposto 12 anni, tre anni e mezzo a Sautto. Altri sette imputati – funzionari comunali e sindacalisti – vennero condannati a pena varianti dai tre anni e mezzo ai tre anni e due mesi di reclusione. Scagionate invece altre 183 persone – funzionari e dipendenti comunali – per le quali lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione. Gli stipendi venivano gonfiati anche tramite l’arbitraria attribuzione di qualifiche superiori e l’illegittima corresponsione di somme in relazione a progetti di produttività mai portati a compimento. Spiccavano anche i compensi elargiti per attività di assistenza fiscale, devoluti anche a dipendenti privi di competenza in materia. Pesante fu lo scontro tra Procura e Comune, reo di «scarsa vigilanza». Le indagini evidenziarono, sottolineò l’allora procuratore, Agostino Cordova, «un quadro di libera illegalità, consolidatosi negli anni».


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