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Efficienza: dal 2012 scattano gli standard per gli enti locali
La «bozza». La sinergia Sose Spa-Ifel

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Profezie Maya a parte il 2012 si rivelerà un anno cruciale per i comuni. Sia perché l’imposta municipale sugli immobili darà i suoi primi frutti sia perché comincerà la migrazione verso i costi e fabbisogni standard. La conferma giunge dalla «bozza» di decreto legislativo atteso giovedì sul tavolo di palazzo Chigi. Il timing dell’addio alla spesa storica rappresenta una delle poche (ma significative) novità rispetto alle versioni precedenti del testo (si veda Il Sole 24 ore del 25 giugno). Andando incontro alle richieste degli enti locali l’articolo 8 del provvedimento fissa l’inizio della fase transitoria proprio nel 2012. Stando alla stessa norma, per quella data dovranno essere già stati determinati i fabbisogni standard da applicare ai due terzi delle funzioni fondamentali di province e comuni ( e quando nasceranno alle città metropolitane). Mentre per il restante terzo occorrerà attendere il 2013. Da allora partiranno i tre anni previsti per la loro entrata a regime. L’altra modifica di rilievo riguarda il procedimento per la definizione degli standard. Come già anticipato da questo giornale non sarà il dlgs a stabilire i livelli di spesa efficace ed efficiente. Bensì un successivo decreto del ministero dell’Economia da pubblicare in gazzetta ufficiale e (new entry) mettere on line sui siti web delle amministrazioni interessate. Il perché lo hanno già spiegato gli allegati alla relazione sul federalismo ? presentata alle Camere dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti il 30 giugno scorso ? curati dalla commissione tecnica paritetica (Copaff) guidata da Luca Antonini: tutti i tentativi fatti in passato di superare la spesa storica con meccanismi calati dall’alto sono falliti; perciò serve una metodologia nuova che consenta di distinguere gli sprechi tout court dai maggiori costi necessari a erogare un buon servizio. Il compito di tirar fuori i numeri spetterà alla società per gli studi di settore (Sose Spa). Utilizzando «tecniche statistiche che danno rilievo alle caratteristiche individuali dei singoli comuni e province», Sose Spa dovrà mescolare i dati di spesa storica con il costo delle esternalizzazioni e una quota delle uscite pro capite. Tenendo conto, si legge all’articolo 4, della «diversità della spesa in relazione all’ampiezza demografica, alle caratteristiche territoriali, con particolare riferimento alla presenza di zone montane, alle caratteristiche demografiche, sociali e produttive dei predetti diversi enti». Attingendo all’esperienza maturata nella gestione di 206 studi di settore con 15mila filtri e 25mila variabili, la società partecipata all’88% dall’Economia e al 12% da Bankitalia dovrà predisporre i questionari da inviare a comuni e province dovranno restituirli entro 60 giorni. I ritardatari si vedranno bloccare l’erogazione dei trasferimenti erariali finché non si metteranno in regola. I risultati andranno trasmessi al dipartimento delle Finanze e alla Copaff. Per dare seguito all’accordo raggiunto in conferenza stato-città il 15 luglio, Sose spa potrà avvalersi del contributo «scientifico » dell’Ifel, l’istituto per la finanza e l’economia locale dell’Anci. Tanto nella fase di messa a punto dei questionari quanto nella fissazione delle metodologie di calcolo dei fabbisogni. Fermo restando che fino all’entrata a regime ci sarà tempo per eventuali modifiche e correzioni.


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