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Nel comune più piccolo il sindaco più ricco
Il nord dei privilegi

Fonte: Il Sole 24 Ore

Quelli della Valle d’Aosta sono gli unici sindaci italiani con l’indennità ancorata a quella dei deputati. Nel capoluogo il compenso massimo viaggia a 8.200 euro lordi al mese (il 70% di quello dei parlamentari), negli altri comuni si ferma al 60% rispetto al capoluogo e vale 4.920 euro. Non pochi, soprattutto considerando che i comuni valdostani hanno in media 1.206 abitanti, e 26 di loro non ospitano più di 500 persone. A Chamois, 92 abitanti, la legge consente il record di 51 euro di indennità per ogni amministrato: a Roma, per dire, una regola del genere si tradurrebbe in uno stipendio da 139 milioni al mese. Anche i privilegi, però, si pagano, perché il collegamento con Montecitorio fa entrare anche nella Vallée l’austerità della manovra correttiva, che taglia del 10% le entrate dei deputati. Il problema non tocca le altre regioni autonome del Nord (le isole seguono le regole nazionali), a partire dal Trentino Alto Adige. Anche lì in realtà hanno storto il naso tutti, hanno scritto negli ordini del giorno la propria contrarietà, hanno alimentato da Trento a Bolzano un dibattito sull’inopportunità della misura. In effetti, aumentare del 7% le indennità e i gettoni di presenza degli amministratori, le stesse che nell’Italia a statuto ordinario la manovra taglia fino al 10% e congela per i prossimi tre anni,non è il massimo dell’immagine. Alla fine, però, nonostante il “fastidio” l’idea di bloccare gli aumenti non è passata. Il regolamento è stato approvato ad aprile, rigorosamente all’unanimità, è previsto dalle leggi regionali e ora non si può fermare: «Non possiamo certo chiedere ai sindaci di non applicare il regolamento – ha spiegato Lorenzo Dellai, presidente della provincia di Trento e vicepresidente di turno della regione – e meno che mai possiamo rivolgere loro un appello». L’aumento è quindi partito, al netto delle rinunce individuali. Il ritocco non è una rivoluzione, e non fa altro che allungare la distanza fra chi governa nelle zone ordinarie (dove le tabelle delle indennità hanno dieci anni, e sono state ritoccate solo al ribasso) e chi lo fa dove lo statuto è speciale. Il picco della generosità è in provincia di Bolzano, dove per esempio il sindaco di Avelengo, 726 abitanti, ha un’indennità da 3.189 euro al mese, una cifra che nell’Italia «normale» spetta a chi regge le sorti di un comune da almeno 30mila persone. Se Brunico fosse in Veneto o in Lombardia, il suo sindaco dovrebbe rinunciare al 60% dei 9.315 euro assegnatigli dalla tabella regionale, mentre a Bolzano si passerebbe a poco meno di 4.700 euro al mese invece dei 13.312 che superano anche i compensi dei presidenti di grandi regioni come il Piemonte, la Lombardia o il Lazio. La specialità, poi, salva i compensi di comunità montane (sono 15, attive nella provincia di Trento) e degli «enti intermedi», che nelle regioni ordinarie sono state cancellate dalla manovra. Anche in questo caso si tratta di cifre di tutto rispetto: quelle più importanti si incontrano nella Vallagarina e nella comunità dell’Alto Garda e Ledro, dove al presidente spetta un’indennità di carica da 3.533 euro, mentre nella maggioranza delle altre ci si deve accontentare di 2.891 euro. Più “leggere” le somme in gioco in Friuli, dove si oscilla da 863 a 5.613 euro al mese a seconda delle dimensioni del comune.


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