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Tracciabilità non retroattiva
Regole antimafia. Prima interpretazione distensiva del Viminale dopo l'allarme delle aziende sui contratti

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Appalti impantanati nella tracciabilità, ma per i vecchi contratti si intravede uno spiraglio. Da martedì, primo giorno di entrata in vigore della legge antimafia (la n. 136/2010) con l’obbligo di appoggiare su conti correnti dedicati tutti i pagamenti legati a contratti pubblici, il mondo dei fornitori è nel caos. Perché per quest’obbligo che ha fatto sparire dal settore i contanti mancano ancora i chiarimenti applicativi. Con il rischio – come ha evidenziato ieri il comunicato congiunto di Confindustria e Rete imprese Italia – di un «blocco dei pagamenti dalla Pa e della stipula dei nuovi contratti di appalti di lavori, servizi e forniture» (si veda anche l’articolo a fianco). E proprio a seguito dell’allarme lanciato da imprese, artigiani e cooperative il ministero dell’Interno ha deciso ieri di offrire una prima interpretazione ufficiale «distensiva» che sgombra il campo da almeno uno dei punti più controversi e difficili: l’esatto momento di applicazione della tracciabilità. In una circolare ormai pronta – e che «Il Sole 24 Ore»è in grado di anticipare – il ministro Roberto Maroni si schiera a favore di una partenza non retroattiva dei nuovi obblighi. Dopo aver ricordato, infatti, le nuove misure sulla tracciabilità dei flussi finanziari che serviranno a combattere i rischi di infiltrazioni dei capitali mafiosi negli appalti, il ministro precisa: «L’ambito applicativo della disposizione in oggetto – si legge nella nota indirizzata a tutti i prefetti – è da intendersi riferito ai soli contratti sottoscritti successivamente alla data di entrata in vigore della legge sopra citata». La circolare è una conferma della posizione del ministero, anticipata già, in via informale, al Sole 24 Ore il 31 agosto. I tecnici di Maroni, infatti, si sono schierati fin dal primo momento a favore di un’applicazione graduale a partire dai contratti firmati dopo il 7 settembre. Ma la posizione non è condivisa dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, che sempre in via informale, finora si è pronunciata a favore della piena applicazione a tutti i pagamenti successivi alla fatidica data, anche se legati a contratti vecchi. Resta ora da capire se, all’indomani della circolare, anche l’Authority cambierà idea oppure se la divergenza si tradurrà in un atto formale che rischierebbe però di aprire un conflitto aspro tra le due istituzioni. Del resto, la stessa Authority ha partecipato alla riunione indetta dal ministero dell’Interno con gli operatori, l’Avvocatura dello Stato, il ministero delle Infrastrutture e la Procura antimafia che è servita a preparare la circolare. Due gli argomenti utilizzati da Maroni per difendere la non retroattività: da un lato, il fatto che laddove la legge ha voluto estendere i nuovi obblighi anche ai rapporti in corso lo ha detto espressamente. Dall’altro, però, Maroni fa leva anche sugli oneri che lo spostamento della contabilità sui conti correnti dedicati comporta. Un fardello che, se applicato ai contratti in corso, «andrebbe a incidere in modo sostanziale» sul rapporto «in violazione delle disposizioni civilistiche in materia negoziale ». Tanto che qualcuno potrebbe addirittura fare ricorso e chiedere risarcimenti «con notevoli danni – conclude il ministro – sia per le pubbliche amministrazioni che per le imprese». La circolare è la prima risposta ai drammatici appelli arrivati in questi giorni dalle imprese. Per primi si sono mossi i costruttori. Già mercoledì, all’indomani dell’entrata in vigore della legge, l’Ance in una nota congiunta con le cooperative di Ancpl?Lega Coop e le grandi imprese dell’Agi aveva chiesto una moratoria «per evitare il rischio del blocco delle attività». Poi è sceso in campo anche il Taiis (Tavolo interassociativo delle imprese di servizi che rappresenta oltre 18.000 imprese tra cui quelle legate a rifiuti, pulizie e ristorazione) che ha lamentato il rischio di un blocco dei pagamenti a consulenti e fornitori. Il Taiis ha chiesto al Governo una «disciplina adeguata agli appalti e alle concessioni di servizio pubblico e non solo a quelli di opere».

LA VICENDA

La norma
Si devono utilizzare conti correnti dedicati, anche non esclusivi.
I soggetti interessati sono quelli che entrano in contatto con chi esegue opere, servizi, forniture o gestisce finanziamenti pubblici.
La spesa è comunque sempre da documentare e va eliminato il contante.
Le spese giornaliere (fino a 500 euro) possono essere effettuate con sistemi diversi dal bonifico come postepay o carte prepagate) In caso di omessa tracciabilità sono previste sanzioni pecuniarie tra il 2 ed il 20% della transazione.
Criticità segnalate dalle imprese
Applicabilità ai contratti già in corso
Estensione della filiera dei soggetti obbligati
Tipologie di pagamento soggette all’obbligo di bonifico
Operatività dei conti dedicati
Queste criticità al momento stanno causando il blocco dei pagamenti dalla pubblica amministrazione e della stipula dei nuovi contratti di appalto. Si rende quindi necessaria una sospensione dell’applicazione della norma, per definire adempimenti e adeguamenti organizzativi e gestionali delle amministrazioni pubbliche e delle imprese.
La risposta del ministero
L’Interno è a favore di una partenza non retroattiva dei nuovi obblighi e lo ha espresso in una circolare
L’ambito applicativo della disposizione è quindi da intendersi riferito ai soli contratti sottoscritti successivamente alla data di entrata in vigore della legge sopra citata.


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