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P.a. e politica, occhio al bilancio sociale
L'Intervento

Fonte: Italia Oggi

Il bilancio sociale è diventato, oggi, il vero strumento con il quale la pubblica amministrazione può rappresentare, in maniera trasparente, la propria attività e il raggiungimento degli obiettivi indicati dalla politica. Con il bilancio sociale, infatti, che da qui al 2012 dovrà essere adottato da tutte le p.a., secondo quanto previsto dal decreto Brunetta, sarà possibile ricostruire la catena che lega gli impegni programmatici di un ente con le risorse che questo utilizza, con le azioni che realizza e con i risultati che effettivamente consegue. L’enfasi sulla rendicontazione sociale è cresciuta negli anni e oggi con il decreto Brunetta può ulteriormente rafforzarsi. Anche se il dlgs 150/2009 non fa esplicito riferimento al bilancio sociale, molti sono i nessi e le sinergie. In particolare, entrambi i temi permettono di concentrare l’attenzione su un punto cruciale: il passaggio da una concezione di performance nella p.a. italiana incentrata sulla capacità di spesa, a un’altra che si fonda sull’orientamento ai risultati. Dal 2012 le amministrazioni pubbliche dovranno attrezzarsi per adempiere alle disposizioni contenute nel decreto Brunetta, impostando il proprio ciclo di gestione della performance: in particolare dovranno dotarsi di sistemi di pianificazione e programmazione, sia strategica che operativa, grazie ai quali definire in maniera puntuale obiettivi, risultati attesi e i relativi indicatori; tali sistemi rappresenteranno la necessaria premessa per le successive fasi di misurazione e valutazione delle performance dell’organizzazione nel suo complesso e a livello individuale; infine, i risultati rilevati dovranno essere comunicati con azioni di rendicontazione interna ed esterna. Questo per quanto riguarda le fasi del processo. Per ciò che attiene agli strumenti, quelli più significativi che la riforma ha previsto sono: il Piano delle performance quale documento programmatico triennale che riporta gli indirizzi strategici e operativi; la Relazione sulle performance ossia il documento annuale che rendiconta a consuntivo i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi programmati e alle risorse. La norma fa inoltre riferimento anche al bilancio di genere, che le amministrazioni dovrebbero adottare per relazionare sul proprio operato nell’ottica delle pari opportunità. Il sistema camerale si sta muovendo su questo terreno in base a un protocollo d’intesa tra Unioncamere e il ministro per la p.a. e l’innovazione. È evidente come gli enti che, grazie al bilancio sociale, hanno già intrapreso percorsi di accountability, hanno in tal modo accumulato esperienze preziose anche ai fini degli adempimenti previsti dalla nuova legge. E anche su questo versante il sistema camerale ha lavorato: ormai decennale è la pratica della rendicontazione sociale e secondo la rilevazione più recente di Retecamere, a gennaio 2010 oltre il 50% delle Camere ha sperimentato qualche forma di reporting sociale. È stata inoltre sviluppata un’iniziativa a livello dell’intero sistema delle Camere di commercio, promossa da Unioncamere e realizzata da Retecamere, che ha consentito l’individuazione di modelli omogenei e di strumenti di lavoro per la rendicontazione sociale. Si apre dunque un proficuo campo di sperimentazione di progettazione integrata per le Camere di commercio, nel quale le esperienze maturate sul tema del bilancio sociale possono essere messe a frutto per gli adempimenti connessi al decreto Brunetta. Programmazione e rendicontazione sociale, pianificazione e rendicontazione delle prestazioni possono, anzi devono, divenire allora le due facce della stessa medaglia dell’efficienza ed economicità e dell’efficacia e trasparenza, per una p.a. sempre più sostenibile e integrata con i bisogni delle imprese e del paese.


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