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Meno fisco, più riforme per il paese
Domani i lavoratori della p.a. scenderanno in piazza per chiedere una nuova dignità contrattuale

Fonte: Italia Oggi

Domani i lavoratori pubblici saranno in piazza con la Cisl per chiedere meno fisco e più riforme per il lavoro pubblico e per il paese. Manifesteremo insieme per dire basta a cambiamenti insufficienti, a progetti incompiuti che lasciano troppi nodi irrisolti, all’aggravarsi dello squilibrio tra chi porta il peso del fisco e chi ne trae profitto. Ma anche per chiedere subito un tavolo di confronto in cui discutere di innovazione nei servizi pubblici, di produttività pubblica, di rappresentanza sindacale, di nuova dignità contrattuale per il pubblico impiego. Occorre un segnale forte e chiaro di risposta su due elementi indispensabili: una riforma integrale del fisco che alleggerisca il peso su stipendi e pensioni, e nuove relazioni sindacali che, attraverso un nuovo accordo quadro per il pubblico impiego, rafforzino la partecipazione dei lavoratori nei posti di lavoro. Meno tasse sul lavoro pubblico. Sul fisco chiederemo il coinvolgimento di tutti i soggetti, il governo e l’opposizione, i livelli centrali e quelli decentrati, le regioni, le province, i comuni. Perché le questioni che riguardano la gestione virtuosa e condivisa della spesa pubblica, non possono essere affrontate senza prima aggredire e risolvere il male che hanno alla radice. È ora di fare del contrasto ad evasione ed elusione fiscale una priorità nazionale: mentre l’economia sommersa è pari a un quinto dell’intera ricchezza prodotta nel paese (il che equivale a 100 mld di evasione all’anno), l’imposta sui redditi delle persone fisiche è pagata oggi prevalentemente da lavoratori dipendenti – pubblici e privati – e pensionati, che rappresentano oltre l’80% dei dichiaranti e quasi il 90% dei redditi dichiarati. Superare il blocco dei contratti e detassare il salario di risultato anche per il pubblico impiego. In questo contesto, i professionisti pubblici hanno almeno due ragioni in più per pretendere un cambio di passo. La prima sono ovviamente quei contratti nazionali bloccati perché era la soluzione più semplice per stabilizzare i conti. Contratti che sarebbero in realtà più che coperti se il paese disponesse di un sistema di controlli più efficaci, di amministrazioni più trasparenti, di una politica più attenta al bene comune. La seconda: l’anno scorso è stato introdotto il regime fiscale agevolato sui salari di produttività nel settore privato. Misura senz’altro positiva, ma da cui i lavoratori pubblici, chiamati a loro volta ad un maggiore impegno sul fronte dell’efficienza, sono stati esclusi. Una penalizzazione tanto più ingiusta se sommata a quella derivante da tre anni di austerity imposta. Alleggerire il carico fiscale sul lavoro, significa perciò rimodellare le aliquote a vantaggio dei redditi medio-bassi, ma anche estendere a tutte le categorie l’incentivo economico alla produttività. Legare la crescita della busta paga al miglioramento del lavoro e dei servizi è il modo corretto di governare la dinamica salariale. Più contrattazione e più partecipazione per le riforme. Una contrattazione decentrata efficace in questo senso necessita di un rilancio della partecipazione attiva dei lavoratori pubblici. Una governance partecipata negli enti, può essere la migliore leva per riorientare l’utilizzo delle risorse pubbliche, perché mette nelle mani dei lavoratori di ciascun ente gli strumenti per esercitare un vero e rigoroso controllo sociale sulla gestione della spesa pubblica. Consente infatti di verificare che le risorse recuperate dagli sprechi siano investite per valorizzare il lavoro, e che i tagli alla spesa improduttiva inseriti nella manovra estiva siano effettuati davvero. Ma consente anche di denunciare le inadempienze, dove ci sono, e su questa base esigere il fallimento politico e l’ineleggibilità di quegli amministratori che abbiano mandato in dissesto gli enti amministrati. Serve insomma una nuova prospettiva che, partendo dai progetti di riforma realizzati o in cantiere metta in moto una riqualificazione reale del modo in cui i servizi pubblici sono organizzati e forniti: costituendo comunità integrate di servizi in grado di dare di più ai cittadini spendendo di meno. Sono queste le riforme di cui il paese ha bisogno, al livello centrale come a quello territoriale. Non bisogna infatti dimenticare che anche in ambito locale si crea buona parte del carico fiscale che grava sui cittadini onesti. Un tavolo di confronto per un nuovo accordo sindacale. I professionisti pubblici hanno un ruolo fondamentale da giocare in questa battaglia, anche attraverso le rappresentanze nei luoghi di lavoro. Ecco perché domani chiederemo di attivare un tavolo di confronto e un nuovo accordo sindacale: per tornare ad un governo trasparente e virtuoso delle risorse, a partire dalla prossima Decisione di finanza pubblica.


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