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Appartamenti schedati ecco come Gavardo controlla gli immigrati

Fonte: Repubblica

GAVARDO (Brescia) – Un censimento “dedicato”. Una specie di schedatura studiata apposta per scoraggiare la residenza straniera e l’ospitalità. Non in tutto il paese: solo in alcune località, vie, numeri civici. Le zone, in pratica, dove si concentra la popolazione immigrata (l’elenco fornito dal Comune comprende 106 indirizzi). E` a dir poco creativa la trovata anagrafica del sindaco di Gavardo, 11mila abitanti in Val Sabbia. Gli abitanti – vecchi e nuovi – di alcune aree del paese da ora in poi se vorranno stare li` dovranno sottoporsi a controlli da parte dei vigili sulla «idoneità abitativa» e le «condizioni igienico-sanitarie» dell’immobile. La stessa cosa se ospiteranno qualche straniero. In questo caso non dovranno limitarsi a comunicarlo (entro 48 ore, come prevede la legge) all’au-torità locale di pubblica sicurezza: dovranno specificare anche la durata e il termine dell’ospitalità, il numero e il tipo di persone in base alla capienza dell’alloggio, e i dati catastali dell’immobile. E` tutto contenuto in un’ordinanza «in materia di iscrizione anagrafica» (e di disposizioni igienico-sanitarie e di pubblica sicurezza) decisa da Emanuele Vezzola, il sindaco Pdl di Gavardo che governa con la Lega (Vezzola è già noto per una circolare che imponeva ai dipendenti comunali di mettersi “sull’attenti” ogni qualvolta in municipio si presentasse un’autorità). Eccesso di zelo o provvedimento discriminatorio? L’Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Ministero per le pari opportunità, non usa mezzi termini: il provvedimento «viola il principio di parità di trattamento». L’anomalia si riferisce alla «parte in cui si introducono nuovi e più restrittivi requisiti riguardanti la comunicazione di ospitalità». E dunque – si legge in una lettera che l’Unar ha inviato al sindaco invitandolo a rivedere l’ordinanza – «si determina una discriminazione evidente sia per l’ospitato che per l’ospitante, visto che è nel fondamentale diritto alla vita privata e di relazione di ognuno di noi ospitare, anche in sovrannumero e nonostante una capienza non eccessiva della casa, il numero e il tipo di persone (razza) che vogliamo». Sono due le lettere partite dal ministero diretto da Mara Carfagna e arrivate sulla scrivania del sindaco. Che pero`, al momento, sembra orientato a restare sulle sue posizioni. «E` l’ennesima operazione politica tesa a rendere impossibile la vita agli immigrati – dice Damiano Galletti, segretario della Cgil bresciana che ha sollevato il caso – . C’è una regia del centrodestra, soprattutto della Lega, che va in questa direzione. Risultato: gli stranieri sul nostro territorio non hanno gli stessi diritti degli italiani». Da due anni la Camera del lavoro di Brescia ha istituito un osservatorio contro le discriminazioni istituzionali. Che in questa provincia sembrano essersi moltiplicate: dai bonus bebè solo agli italiani all’operazione “White Christmas” di Coccaglio (via gli immigrati irregolari entro il Natale scorso), dai guanti igienici sui bus degli immigrati (introdotti dall’azienda trasporti di Brescia) fino all’ultimo caso, la mensa anti-islam della scuola di Adro.


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