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Federalismo fiscale, la svolta c'è ma il vero cammino inizia adesso
Dopo l'approvazione del maxi-decreto

Fonte: Corriere della Sera

Ci sono voluti dieci anni, ma la strada verso il federalismo è ormai imboccata. Nel 2000 c’è stato il primo passo importate. Ieri, con il decreto legislativo in materia di autonomia di entrata delle Regioni e delle Province e di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard in sanità, approvato dal Consiglio dei Ministri, il passaggio da Stato centralista al nuovo assetto federale è avviato. Si ridefinisce la ripartizione di poteri, di competenze e di funzioni nel rapporto tra prelievo fiscale e spesa pubblica, realizzando un nuovo equilibrio tra autonomia nella gestione della spesa e responsabilità fiscale. Si avvia a chiusura la lunga stagione dei trasferimenti dall’alto verso il basso, e si prevede che ciascun livello di governo disponga di risorse agganciate a basi imponibili devolute, compartecipate, derivanti da addizionali o da compartecipazione su addizionali. Su questo nuovo impianto, comune a tutto il Paese, possono innestarsi le scelte di Regioni e Enti Locali: da variazioni dell’ali-quota dell’addizionale regionale Irpef, all’e-ventuale riduzione dell’Irap, alla fissazione dei livelli di compartecipazione di Comuni e Province all’addizio-nale regionale Irpef, sino alla scelta dell’aliquota dell’imposta sulle assicurazioni Rc da parte delle Province. Sul lato delle spese, diviene più chiaro il percorso per la standardizzazione dei fabbisogni e dei finanziamenti per la sanità. Il finanziamento complessivo della sanità viene determinato nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, mentre si rendono trasparenti i criteri di riparto, fissati in funzione della struttura della popolazione per fasce di età e tenendo conto dei livelli di appropriatezza dei servizi erogati ai cittadini. Di fatto, il decreto completa la trasformazione avviata nel 2000 e avvia a soluzione un’anomalia che ha segnato il rapporto tra entrate fiscali e spesa pubblica nel decennio passato, se è vero che circa il 54 per cento della spesa viene allocata con responsabilità decentrata da Regioni ed Enti Locali, a fronte di una quota delle entrate riconducibile a imposte e a tributi decentrati pari a solo il 22 per cento. Nonostante la previsione di sanzioni e di incentivi, proprio l’entità della spesa decentrata coperta con risorse centrali ha indotto deresponsabilizzazione e inefficienza. Vi sono, certo, numerosi e complessi passi che rimangono da compiere. Intanto, è necessario metter mano alla preparazione di un documento tecnico di accompagnamento che quantifichi basi imponibili e gettiti coinvolti e li metta in relazione con i trasferimenti derivati in via di soppressione. In questa prospettiva, il decreto potrà dirsi pienamente attuabile quando, anche per le funzioni fondamentali di Comuni e Province, saranno definiti i criteri di massima della standardizzazione della spesa. In secondo luogo, se è vero che gli obiettivi e gli strumenti vanno nella giusta direzione di marcia, il cammino da percorrere non sarà certo privo di insidie. Tra le altre, quella rappresentata dallo stock di debito pubblico. Per poter realizzare la devoluzione di entrate fiscale ai territori sarà essenziale una razionalizzazione della spesa pubblica a livello centrale, applicando da subito regole stringenti di trasparenza, di tracciabilità e rigore: mai come in questa fase storica, la ridefinizione dei rapporti tra le istituzioni e tra i livelli di governo deve potersi fondare sulla credibilità delle parti. Su di un piano diverso, un capitolo d’importanza centrale per il completamento della trasformazione federalista riguarderà la definizione della cornice di riferimento per i rapporti tra politica e amministrazione. Sul versante amministrativo, il nuovo Stato federale potrà fare affidamento sull’investimento in capacità di governo realizzatosi, pure tra mille difficoltà, nel corso degli ultimi dieci anni e, inoltre, sulla modernizzazione introdotta dalla nuova legge di contabilità. Sul versante politico, decisive risulteranno i rapporti istituzionali tra il nuovo Senato federale e i consigli regionali. In questo senso, i tempi e le modalità di compimento della riforma federalista saranno scanditi dall’evoluzione delle regole e delle forme della rappresentanza politica.


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