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Pronto un decreto per spendere 7 miliardi
Provvedimento in arrivo intorno al 20 novembre. Molte le richieste di finanziamento. La copertura sarà assicurata dall´asta sulle frequenze tlc, dai giochi e dal "fondo Letta"

Fonte: Repubblica

ROMA – Un decreto da 7 miliardi. E’ questo il provvedimento che il governo si avvia a varare entro la fine dell’anno con l’obiettivo di assicurare «sostegno e sviluppo» come annunciato dal relatore alla legge Finanziaria, Marco Milanese ieri all’apertura dei lavori della Commissione Bilancio della Camera. Il provvedimento, che farà «politicamente parte della Finanziaria», ha spiegato Milanese, potrebbe essere varato intorno al 20 novembre dopo la conclusione dell’iter della legge di Stabilità (il nuovo nome della manovra 2011) alla Camera. «E’ in arrivo un’altra manovra, una nuova pezza», ha commentato Stefano Fassina (Pd). Il decreto, presumibilmente senza nuovi tagli, sarà alimentato da due fonti principali: frequenze tlc e fondo Letta. Il “dividendo digitale” sarà costituito dalla vendita di un pacchetto di frequenze destinate alla telefonia mobile e provenienti dal mondo delle televisioni locali che passeranno al digitale e non ne avranno più bisogno. Si stima che il gettito possa essere intorno ai due-tre miliardi disponibili, tra gara e incasso delle risorse, nella seconda metà del prossimo anno. Si tratta tuttavia di risorse “one off” che potranno essere utilizzate solo per interventi una tantum. La seconda fonte è il cosiddetto fondo Letta: si tratta di 1,7 miliardi che sono stati indirizzati al fondo gestito da Palazzo Chigi attraverso una serie di norme di risparmio contenute nella manovra del luglio scorso. All’appello mancano un paio di miliardi sui quali il governo si è messo a caccia che potrebbero essere trovati con rimodulazioni di spesa o interventi sul settore giochi (forse 500 milioni). Il passaggio di fronte al quale si trova il Tesoro è così piuttosto stretto, anche perché alla porta di Via Venti Settembre bussano i ministri di spesa con una lunga lista di richieste. In prima fila c’è la riforma universitaria Gelmini, reduce dalla bocciatura di un emendamento per il passaggio al ruolo di associato, per concorso, di circa 9.000 ricercatori con un costo a regime di circa 1,7 miliardi. Il ministro del Lavoro Sacconi richiede 700 milioni per il 2011 per rimpinguare il Fondo sociale e le risorse per la proroga della cassa integrazione in deroga. Batte cassa anche il nuovo ministro dello Sviluppo, Paolo Romani: le richieste vanno dagli 800 milioni per la banda larga, già previsti ma mai erogati, alla proroga dello sconto fiscale del 55% per l’efficienza energetica degli edifici, misura che scade a dicembre 2010. Nel pacchetto di richieste firmato dal ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, figurano il ripristino dei fondi per i parchi tagliati con la manovra (molti rischiano la chiusura), i fondi per le bonifiche e quelli per l’Ispra (Istituto superiore ricerche ambientali): complessivamente oltre 100 milioni per il 2011. Dal ministero dei Beni culturali è giunta la richiesta del reintegro del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) per 150 milioni l’anno. Per il sostegno al cinema Bondi chiede il tax credit e lo sconto fiscale del tax shelter (100 milioni annui per tre anni). Mancano all’appello anche le risorse per la proroga delle missioni e per il settore dell’autotrasporto, per il diritto al lavoro dei disabili, per Anas e Ferrovie.


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