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I fondi per lo sviluppo usati come un bancomat
Già esauriti, senza finanziare l'economia

Fonte: Corriere della Sera

Notizia ferale contenuta in una tabella allegata all’ultima delibera del Cipe pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale: i fondi Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) sono finiti. Omeglio, è finita quella fetta destinata al «Fondo strategico » accantonata l’anno scorso a palazzo Chigi per il «sostegno dell’economia reale». Nove miliardi e 53 milioni, metà della disponibilità di risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, quasi tutta evaporata per le esigenze più disparate. Il senatore dell’Italia dei Valori Felice Belisario mesi fa aveva utilizzato un’efficace metafora: «I Fas sono stati utilizzati come un bancomat, un po’ per tutto, tranne che per la loro originaria destinazione». E adesso la disponibilità della carta intestata al Tesoro è praticamente esaurita. Non rimangono, infatti, che 250 milioni e 660 mila euro. Briciole. Ciò che manca è stato completamente impegnato. La voce più consistente riguarda i 3 miliardi 955 milioni per il terremoto dell’Aquila. Ma il disastro abruzzese non è l’unica calamità naturale i cui interventi sono stati finanziati così. Dal Fondo strategico sono stati prelevati, per esempio, 60 milioni per il sisma del 2002 in Molise, che causò il crollo di una scuola a San Giugliano di Puglia, con la morte di una intera scolaresca. E sempre con le risorse dello stesso Fondo si è fatto fronte alla copertura delle agevolazioni tributarie concesse alle popolazioni terremotate di Umbria e Marche: 23 milioni in tutto. Altri 100 milioni se ne sono quindi andati per interventi di risanamento ambientale. Ben 410 sono stati invece utilizzati per l’emergenza dei rifiuti in Campania: di questi 320 per il solo inceneritore di Acerra. Mentre per alleviare la città di Palermo dall’assedio della monnezza si è fatto ricorso al Fas per qualcosa come 150 milioni. Per non dire poi dei 503 milioni destinati al «reintegro del fondo per le frodi finanziarie ». Di che cosa si tratta? Sono i soldi che dovrebbero essere utilizzati per risarcire i risparmiatori rimasti vittima dei crac finanziari come Cirio e Parmalat. Risarcimenti doverosi, certamente. Ma perché utilizzare i denari del Fondo strategico? Nell’in-credibile lista di finanziamenti non mancano 470 milioni per il «diritto allo studio». Quattrini per le borse di studio degli universitari, per realizzare alloggi da affittare agli studenti…. E neppure 155 milioni serviti per coprire i tagli alla scuola. Senza considerare i 300 milioni per fronteggiare la crisi degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese. Ricordate poi le zone franche? Sono una ventina di piccole aree disseminate in giro per l’Italia, soprattutto al Sud (ma ce ne sono un paio anche al Nord, come la città di Ventimiglia) nelle quali le imprese che investono possono ottenere speciali sgravi fiscali. Assorbiranno 150 milioni. La stessa cifra assegnata all’Istituto sviluppo agroalimentare. E’ una società con un capitale enorme (300 milioni) controllata dal ministero dell’Agricol-tura, che ha fra l’altro lo scopo di finanziare le piccole e medie imprese. Ruota nell’orbita della Lega Nord di Umberto Bossi, partito al quale appartiene il precedente ministro dell’Agricol-tura Luca Zaia, ora governatore del Veneto. Il presidente si chiama Nicola Cecconato e ha una valanga di incarichi in aziende, pubbliche e non. Se ne contano 22. Società come Rai trade, Coni servizi, Veneto acque, Veneto infrastrutture… Dal fondo Fas sono stati presi pure i soldi, ben 220 milioni di euro, da versare alla Fondazione Ri. Med. che gestisce l’istituto per le biotecnologie e la medicina frutto di un accordo fra la Regione siciliana, il Consiglio nazionale delle ricerche e l’università americana di Pittsburgh che si era trovato al centro di una contesa politica imbarazzante. Il centrosinistra aveva infatti accusato il centrodestra di clientelismo elettorale (l’o-perazione era stata avviata a ridosso delle consultazioni) e il governo di Romano Prodi decise quindi di ridurre gli stanziamenti da 330 a 110 milioni. Inevitabile il ricorso al Tar della Fondazione presieduta dall’a-mbasciatore Paolo Pucci di Benisichi (il quale essendo consigliere di Stato fa anche incidentalmente parte della stessa magistratura amministrativa). E il Tar gli ha dato ragione: con il risultato che lo Stato deve sborsare 220 milioni. Dove prenderli? Ma dal Fas, naturalmente. Ciliegina sulla torta, le risorse per le aree sottoutilizzate sono servite anche a finanziare con 70 milioni il programma Tetra, che riguarda le comunicazioni fra forze di polizia.


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