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Famiglia, fattore batte quoziente
Il forum di Milano - Il modello che piace alla Chiesa costa 16 miliardi

Fonte: Il Sole 24 Ore

MILANO – Il quoziente è morto, viva il quoziente. Al suo posto va il fattore. Non quello della vecchia Italia contadina, però. Ma il fattore famiglia, vale a dire la nuova proposta di fisco equo spinta dal mondo cattolico attraverso il Forum delle associazioni familiari. Nessuno piangerà per la scomparsa del quoziente familiare promesso nel programma elettorale del governo. L’imposta unica alla francese sull’insieme dei redditi del nucleo familiare avrebbe disincentivato il lavoro del coniuge più debole (la donna, tipicamente) e sarebbe stato più generoso con i redditi medio-alti: così tuonavano gli economisti della Voce.info e le associazioni femminili. Il sorpasso del fattore sul quoziente è stato confermato ieri, nella seconda giornata della conferenza nazionale della famiglia a Milano, dallo sherpa della prima bozza di piano nazionale Pierpaolo Donati, direttore tecnico-scientifico dell’Osservatorio ad hoc. «Il fattore famiglia di ispirazione tedesca, che introduce una no-tax area al di sotto del livello minimo di vita decente tassando solo il reddito superiore, sta guadagnando larghissimo consenso alla conferenza», ha detto Donati, aggiungendo la vera notizia della giornata: «Questa misura costerebbe 16 miliardi, leggermente in più del quoziente, ma avrebbe il vantaggio di poter essere introdotta gradualmente». Intanto uno studio di Luigi Campiglio (università Cattolica di Milano) svolto sulle serie Inps ha evidenziato come gli aiuti destinati alle famiglie sul versante previdenza tra il ’96 e il 2008 siano diminuiti di 11,4 miliardi di euro: risulato di scelte che hanno privilegiato i pensionati rispetto a giovani e famiglie. In particolare è stato stimato che si sono avuti 4,6 miliardi di euro di assegni familiari in meno. Ci sarà la volontà politica di trasformare in misure concrete le indicazioni tecniche della conferenza e le istanze cattoliche? Ne parleranno oggi, nella giornata conclusiva della conferenza, sei sindaci, le parti sociali, ed esponenti del governo: i sottosegretari Carlo Giovanardi ed Eugenia Roccella, i tre ministri Gianfranco Rotondi, Angelino Alfano e Giorgia Meloni.


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