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Rifiuti Raee, l'Italia centra i primi successi ma troppi veleni finiscono ancora in Africa

Fonte: Repubblica, Affari e Finanza

MILANO – Il vecchio frigo va svernare in Africa. E non ci va da solo. Dentro i container intercettati quest’estate a l’orino dal corpo forestale dello Stato c’era di tutto: congelatori dismessi, apparecchiature elettroniche di ogni tipo (Pc, stampanti, monitor) e anche parti di veicoli. Centinaia di tonnellate di rottami hi-tech imballati e pronti a salpare dal porto di Genova per veleggiare verso la Nigeria. Un affare via mare che fruttava, secondo gli investigatori, circa 500 mila euro l’anno a una banda di 14 persone, ora indagate per traffico illecito di rifiuti pericolosi. Ma per una consegna mancata, altre mille vanno a buon fine. Con buona pace dell’ambiente. In Italia ogni abitante produce in media 14 kg di rifiuti elettronici l’anno. Di questi solo il 30% viene raccolto, trattato e riciclato. Il resto scompare dai radar. E solo una piccola parte di quel milione di tonnellate in circolazione viene sequestrata prima di diventare una bomba ecologica da esportazione. Nel 2009 in Italia sono state sequestrate dalle autorità giudiziarie appena 7.500 tonnellate. Con la difficoltà di perseguire reati spesso ben mascherati nei panni di donazioni e import-export di materiale usato. Eppure il danno per l’ambiente e anche per l’economia ha un prezzo salatissimo da pagare. Rame, ferro, acciaio, che si nascondono dentro le carcasse esauste degli elettrodomestici, potrebbero essere riutilizzati dall’industria e invece spesso finiscono ad ammorbare l’atmosfera dei paesi più poveri, con Nigeria e Ghana come le mete predilette. Tra gli scheletri degli apparecchi elettronici dismessi, oltre alle materie prime preziose, abbondano anche polveri velenose, nocive per la salute e per l’ambiente. E il trend del business è in aumento, alimentato dai rialzi vertiginosi dei materiali e, indirettamente, dai consumi elettronici in ripresa. Secondo i dati dell’Unep, il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, la produzione mondiale di e-waste cresce di 40 milioni di tonnellate l’anno, solo in India del 500% e del 400% in Cina rispetto al 2007. Per arginare il fenomeno e promuovere il reimpiego e il riciclaggio, l’Italia ha emanato il Decreto Legislativo 25 luglio 2005 n. 151 che prevede che la gestione dei Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) provenienti dai nuclei domestici debba avvenire in forma collettiva. I produttori devono quindi associarsi in un sistemi collettivi. Tuttavia solo nel 2007 il governo ha emanato i Decreti attuativi necessari ali ‘avvio del nuovo sistema, tra cui quello che definisce i raggruppamenti di Raee (apparecchiature refrigeranti; grandi bianchi; tv e monitor; piccoli elettrodomestici, informatica e elettronica di consumo; sorgenti luminose) che devono essere effettuati nei centri di raccolta. La normativa stabilisce che i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, attualmente riuniti in 15 sistemi collettivi che operano sotto il controllo del Centro di Coordinamento Raee, si facciano carico del ritiro dei rifiuti dai centri di raccolta e li trasportino fino ai centri di trattamento, assicurando un riciclo ambientalmente corretto. Agli enti locali resta la competenza della gestione delle isole ecologiche e la relazione col cittadino. Malgrado il gap con gli altri paesi europei, partiti 5 o 6 anni prima dell’Italia, il nuovo sistema di gestione dei Raee centrerà il prossimo anno il primo traguardo: l’obiettivo Ue di 4kg di raccolta per cittadino. Un successo, visto e considerato la breve vita operativa dei consorzi, ma ancora lontano dai risultati raggiunti da Svezia ( 14 kg) e Svizzera ( 12 kg). Nel corso del 2009 sono state raccolte, trattate e sottoposte a riciclo 193 mila tonnellate. I ritiri effettuati sono triplicati rispetto al 2008: da 36 mila a 110mila. Il 30% di questi rottami elettronici, in termini di peso in Kg, sono vecchie Tv e monitor, il 29,5% frigoriferi e condizionatori, il 24,14% lavatrici e lavastoviglie, il 16% piccoli elettrodomestici, e il resto piccole sorgenti luminose. Questo incremento ha permesso all’Italia di arrivare ad una raccolta media pro-capite di oltre 3,2 kg. L’accordo di programma siglato dal Centro di Coordinamento Raee con i comuni italiani ha messo sul piatto contributi per due milioni e mezzo di euro per finanziare la nascita e la manutenzione di nuove isole ecologiche. Ma non basta. E per spingere il trend in positivo e combatterò i fenomeni di economia grigia, se non di criminalità organizzata, il governo ha varato a giugno il cosiddetto decreto “Uno contro uno” che ha avviato le modalità di conferimento dei Raee presso i punti vendita: a titolo gratuito il negoziante è tenuto a ritirare un rifiuto “elettronico equivalente” per ogni acquisto. «Una buona iniziativa ma ancora senza risultati evidenti. Perché la rete dei centri di raccolta è insufficiente – spiega Katia Le Donne dell’ufficio scientifico di Legambiente – Le isole ecologiche, circa 3000 su tutto il territorio, sono di competenza dei comuni, che, come è noto, hanno pochi soldi e rimandano investimenti di questo tipo. Al sud il deficit strutturale è altissimo. E la maggior parte dei centri di raccolta, pari al 30%, si trovano in Lombardia».


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