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Un fondo spese a tutela dei comuni
La regione a difesa di possibili ricorsi

TRIESTE – La bocciatura da parte della Corte costituzionale della parte della legge regionale numero 24 del 2009 che assicurava l’accesso a una serie di servizi sociali ai cittadini residenti da almeno tre anni in Friuli-Venezia Giulia non ha chiuso la partita del welfare “padano”. La Lega Nord, infatti, rilancia, sostenendo che la priorità alla tutela degli interessi di chi risiede da tempo in regione deve essere salvaguardata anche nelle questioni legate alla tutela del posto di lavoro. La giunta regionale, da parte sua, sta predisponendo un fondo destinato a coprire le spese legali derivanti dai possibili ricorsi. «Quanto sta accadendo nel Medio Oriente – spiega il capogruppo del Carroccio, Danilo Narduzzi – ci dice che assisteremo a un’invasione di massa di nuovi immigrati. Dobbiamo fare in modo che quando si parla di disoccupazione e di esuberi i cittadini friulani e giuliani siano gli ultimi a perdere il posto di lavoro». Contro la nuova offensiva leghista insorge l’opposizione di centrosinistra. «Narduzzi fa perno sul concetto di paura – replica Mauro Travanut, vicecapogruppo del Pd -. Notiamo invece come non solo in Friuli-Venezia Giulia, ma in tutta Italia si rileva una carenza di manodopera per determinati lavori. Non si possono considerare gli “altri” come un sovrappiù, dotato di minori diritti». Mentre si apre un nuovo fronte della politica leghista, la partita sul welfare appare per ora circoscritta. La sentenza della Consulta sulla legge 24 riguarda, infatti, l’accesso ai servizi sociali integrati, i cui requisiti erano già stati modificati dallo stesso Consiglio regionale. In pratica, il requisito dei 36 mesi di residenza in Friuli-Venezia Giulia, disposto a dicembre del 2009, era stato corretto nelle variazioni di bilancio del 2010 e quindi i commi contestati dalla presidenza del Consiglio dei ministri erano rimasti in vigore solo per sei mesi. Una circostanza, questa, che ha permesso alla maggioranza di centrodestra di paragonare l’intervento della Corte costituzionale al taglio di rami secchi. Tra i partner del governatore Renzo Tondo, l’Udc, tuttavia, aveva ottenuto un vertice di capigruppo di natura tecnico-politica per esaminare la situazione del welfare e delle impugnazioni ed eccezioni pendenti, che riguardano anche legge sul commercio e quella sulla benzina regionale. Ne è scaturita – come anticipato – la decisione del centrodestra di varare un fondo a disposizione delle spese legali dei comuni alle prese con i ricorsi derivanti dall’applicazione di norme regionali contestate. È il caso dei municipi di Latisana (Pn) e Majano (Ud), condannati dal tribunale di Udine per l’applicazione delle norme sul welfare integrativo. Il fondo verrà varato, come rende noto il capogruppo del Pdl Daniele Galasso, in occasione delle prossime variazioni di bilancio. Lo stesso Galasso conferma i principi della politica regionale sul welfare. «Le risorse sempre più limitate – spiega – non sono sufficienti a dare risposte a tutti» e c’è il rischio che la categoria degli ultimi arrivati, di solito extracomunitari, «diventi destinataria delle pluralità di servizi sociali aggiuntivi previsti nella regione a scapito dei cittadini residenti da più tempo». Attualmente i principali criteri restrittivi in vigore in regione riguardano gli alloggi Ater e il bonus natalità (10 anni di residenza in Italia e 5 in Friuli-Venezia Giulia), la Carta Famiglia (8 in Italia e 1 in Friuli-Venezia Giulia), il Fondo povertà (3 in regione, solo per cittadini comunitari), le locazioni agevolate (10 in Italia e 1 in regione) e – riferiti ai genitori – i contributi per le rette ai nidi d’infanzia (1 anno in regione) e gli assegni di studio per le secondarie non statali (5 in Italia, 1 in regione). Sono previste deroghe per i corregionali all’estero e per il personale di forze armate e forze dell’ordine.


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