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Intesa sul solare Niente tetto ma nuovi tagli
Rinnovabili - Oggi il disco verde al decreto

Rinnovabili: il tetto c’è ma non si vede. Il decreto legislativo che prevede una rimodulazione degli incentivi alle energie rinnovabili sarà sul tavolo del consiglio dei ministri convocato per stamane. È previsto anche l’esame preliminare del decreto legislativo sul mercato dell’energia elettrica e del gas che riguarda in particolare la Snam rete Gas. Una raccolta di firme per bloccare il decreto sulle rinnovabili ha collezionato in pochi giorni 14mila adesioni. Il tema più sentito è il tetto di 8mila megawatt fotovoltaici oltre i quali tagliare gli incentivi. Ieri si sono svolte riunioni roventi tra i ministeri: i più coinvolti sono Sviluppo economico, Ambiente, Economia, Politiche agricole. Con posizioni divergenti tra i ministeri. Che cosa si è concordato? L’ipotesi di fermare a 8mila megawatt gli incentivi per il solare non sembra essere stata approvata. Ma nei fatti, il limite rimane, ma è stato cambiato il lessico: invece di usare l’unità di misura in megawatt, si è usata l’unità di tempo. In altre parole, gli incentivi non verranno rimodulati quando saranno raggiunti gli 8mila megawatt di centrali fotovoltaiche, bensì è stato deciso di far vivere fino a giugno l’attuale incentivo del conto energia, e di emanare fra tre mesi un decreto che indicherà nuovi obiettivi di energia pulita da conseguire e che ridurrà i sussidi in relazione con i costi più bassi dei pannelli solari. Non ci sarà più il vincolo, quindi? Non è detto. Proprio tra maggio e giugno, quando arriverà il nuovo decreto, in teoria dovrebbero essere raggiunti quegli 8mila megawatt che voleva porre il ministro Paolo Romani come limite, e quindi nei fatti rimarrebbe il tetto delineato dal ministro Paolo Romani. Però il decreto di giugno potrà contenere sorprese. È probabile che, pur con incentivi sforbiciati, gli obiettivi da raggiungere saranno, espressi in megawatt, molto più alti. Il piano nazionale di azione sulle fonti rinnovabili deciso dal governo l’estate scorsa aveva detto che, per dare all’Italia il 17% di energia pulita come chiede l’Unione europea, nel 2020 bisognerà avere 8mila megawatt di fotovoltaico, 12mila megawatt da centrali eoliche, quasi 5mila megawatt da biomasse (cioè da combustibili di origine vegetale), più altri contributi di altre tecnologie. Da qui, il limite al solare ipotizzato dallo Sviluppo economico. L’obiettivo è anche contenere il peso degli incentivi sulla bolletta. Il problema è che una parte rilevante del peso sul costo pagato dai consumatori è dato dal contestatissimo sussidio Cip6 alle cosiddette “assimilate”, cioè centrali turbogas a ciclo combinato oppure alimentate gassificando i residui di raffineria. Il peso effettivo dell’incentivo fotovoltaico sulle nostre bollette oggi dovrebbe aggirarsi attorno all’1%, e se dovessero essere realizzati tutti gli 8mila megawatt solari l’incentivo nel 2020 potrebbe arrivare al 6-8% della bolletta, contro il 10% che pagano oggi i tedeschi sui loro chilowattora. Il problema però è che l’obiettivo europeo del 17% di fonti rinnovabili sembra difficile da raggiungere. L’ipotesi di 12mila megawatt da ottenere con il vento sembra oggi molto remoto, e il contributo dell’energia solare sarà essenziale. Inoltre sembra ormai vicina la decisione di Bruxelles di forzare il taglio delle emissioni di anidride carbonica. Non basta: la “finestra” agli incentivi solari aperta dal decreto “salva Alcoa” ha prodotto una concentrazione imbarazzante di domande per nuovi impianti fotovoltaici, molte delle quali sono richieste fantasma. Al 2011 le centrali solari “vere” non dovrebbero scostarsi dai 4.500 megawatt (ben lontane dagli 8mila previsti per giugno). I certificati verdi dovrebbero collocarsi su un valore attorno al 75% rispetto a quello attuale. Sarebbe stato deciso di imporre gare per affidare l’istallazione di pannelli solari sui tetti degli edifici pubblici.


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