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Slitta il decreto Calderoli
Le vie della ripresa - Competitività e conti pubblici

ROMA – La «frustata per l’economia» slitta ancora. Gli interventi per lo sviluppo e le semplificazioni, che il premier Silvio Berlusconi aveva annunciato un mese fa quando ha presentato il ddl di riforma costituzionale sulla libertà d’impresa e la riordino degli incentivi all’industria, arriveranno dopo Pasqua. Sarà con ogni probabilità un pacchetto sulla falsariga dei provvedimenti generali per l’economia varati dal governo nelle ultime estati. Una conferma che i tempi sono destinati ad allungarsi ancora è giunta ieri dal ministro Roberto Calderoli: «Serve prima riportare la maggioranza nelle commissioni, a partire dalla Bilancio», ha dichiarato il titolare della Semplificazione. Nonostante il riequilibrio avvenuto nei giorni scorsi in diverse commissioni (Affari costituzionali e Giustizia su tutte) per effetto della nascita del gruppo dei responsabili alla Camera, nella Bilancio di Montecitorio i rapporti di forza sono ancora di 25 a 24 per la minoranza. Una condizione che impedisce al governo di portare in parlamento provvedimenti “pesanti”, pena il timore di vederseli svuotati o riscritti. Come dimostrato dalle recenti vicissitudini che hanno accompagnato la conversione del decreto milleproroghe. In attesa che cambi il vento, l’esecutivo sembra sempre più propenso ad accorpare il pacchetto semplificazioni alle liberalizzazioni (o almeno una parte di queste) ferme da mesi al ministero dello Sviluppo. Si andrebbe profilando dunque un decreto a vasto raggio da inserire nel programma nazionale di riforma da presentare in sede Ecofin entro aprile. Una volta che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, avrà illustrato a Bruxelles i “numeri” dell’Italia e le possibili linee di intervento verrà messo a punto il decreto, probabilmente agli inizi di maggio, con le misure per la competitività e l’eventuale stabilizzazione di finanza pubblica. Replicando a grandi linee lo schema già seguito un anno fa con la manovra estiva del decreto 78. Resta tuttavia ancora un’incognita la sorte delle misure ritenute non così urgenti da finire in un dl: per queste potrebbe rendersi necessario il dirottamento in un autonomo disegno di legge. Sui contenuti sono in corso da settimane vertici tra i vari ministri. Al centro restano le semplificazioni messe a punto da Calderoli per rilanciare le infrastrutture con novità sui contratti pubblici, sulla Scia (segnalazione di inizio attività), sui permessi in materia ambientale e sugli appalti. In quest’ultimo caso, il governo punta a porre un freno alle riserve per scongiurare rialzi eccessivi del prezzo dell’opera. Per le imprese subappaltatrici si studiano le white list con l’indicazione dei soggetti che non sono a rischio di inquinamento mafioso. Allo sportello unico potrebbe aggiungersi il libretto elettronico dell’impresa. Il decreto, come detto, oltre che da un possibile capitolo sulla finanza pubblica, dovrebbe essere integrato anche da alcune proposte dello Sviluppo economico. A questo proposito è opportuno però fare un passo indietro. Il consiglio dei ministri del 9 febbraio, che avrebbe dovuto varare la scossa all’economia suggerita al premier da Giuliano Ferrara, non ha portato nessun provvedimento al traguardo definitivo. Per le semplificazioni solo un “giro di tavolo”, mentre il ddl sulla libertà di impresa per modificare gli articoli 41, 97 e 118 della Costituzione dovrà affrontare il lungo e tortuoso iter parlamentare previsto per le modifiche costituzionali. Dal Cdm uscì poi il rinvio per il ddl annuale sulla concorrenza preparato dallo Sviluppo e un via libera preliminare allo schema di decreto legislativo sulla riforma degli incentivi di fatto superato, dopo pochi giorni, dalla scadenza della delega al governo. Per questo il decreto che potrebbe arrivare a maggio dovrà fare anche da salvagente delle misure in stand by. Verrà recuperata almeno una parte del ddl concorrenza, sul quale il governo è in ritardo di quasi nove mesi rispetto a quanto fissato dalla legge sviluppo del 2009. Il capitolo centrale del ddl è la riforma della rete dei carburanti con l’obiettivo di aumentare il numero dei self service e far cadere gli ultimi steccati alla vendita di prodotti “non oil” nelle stazioni di servizio. Nel nuovo decreto potrebbe essere “salvata” anche la riforma per semplificare gli incentivi alle imprese, così come quella per gli enti di internazionalizzazione (anche in questo caso la delega al governo è scaduta). Si valuteranno, inoltre, possibili interventi a sostegno della ricerca e della banda larga, sulla quale il governo lavora al progetto di una società pubblico-privato con la Cassa depositi e prestiti. C’è infine il capitolo Pmi. La settimana prossima approderà in aula a Montecitorio la proposta di legge per lo statuto delle imprese con misure a sostegno dei “piccoli”. Ma non è escluso che, per accelerare i tempi, venga deciso di stralciare alcuni punti e inserirli direttamente nel “decretone”.


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