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Nuovo affondo contro i ritardi nei pagamenti
Politiche economiche - Che cosa cambia con lo Statuto

Nonostante i tagli imposti dalla Com-missione bilancio, lo Statuto delle imprese – approvato la scorsa settimana dall’aula di Montecitorio – arriva all’esame del Senato con misure che potranno avere un importante impatto finanziario sulle imprese. Innanzi tutto perché nel testo sono rimaste le norme contro i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Lo Statuto prevede infatti la nullità di tutti gli accordi, successivi alla conclusione del contratto, che comportano la rinuncia agli interessi di mora, quando una delle parti contraenti è una pubblica amministrazione. Si tratta di una pratica, purtroppo, abbastanza diffusa, che con la nuova legge dovrebbe scomparire. In aggiunta a ciò, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge sulle imprese, il Governo dovrà adottare con decreto legislativo, una serie di misure di «contrasto degli effetti negativi della posizione dominante di imprese sui propri fornitori o sulle imprese subcommittenti» nel caso in cui si tratti di Pmi; dovrà prevedere «un sistema di diffide e sanzioni nel caso di ritardato pagamento, mancato versamento degli interessi moratori e mancato risarcimento dei costi di recupero». Importante anche il ruolo affidato all’Autorità garante delle concorrenza e del mercato: questa potrà procedere a indagini e intervenire con diffide e sanzioni nei casi di comportamenti illeciti messi in atto da grandi aziende e da pubbliche amministrazioni. L’antitrust avrà anche il potere di «accertare pratiche concertate, accordi o intese, nonché condizioni di ostacolo artificialmente imposte rispetto all’esame del merito di credito delle imprese» da parte degli intermediari finanziari al fine di verificarne la trasparenza di comportamento. Una serie di misure, insomma, che, una volta trasformate in legge, riconosceranno alle imprese il diritto di incassare interessi sui ritardati pagamenti e potranno fare da deterrente ad abusi di potere di grandi aziende e pubbliche amministrazioni. Rispetto al testo originario, poi, il documento approvato in aula, vede aumentare la quota di incentivi di natura automatica o valutativa, garantiti alle Pmi: si passa dal 50 al 60 per cento. All’interno di queste risorse, la quota del 25% è riservata alle micro e piccole imprese. «È un grande segnale di attenzione alle Pmi – commenta Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria Confindustria -. Apprezziamo il complesso lavoro svolto dalla Commissione Vignali». Soddisfazione anche per l’unanimità raggiunta dal provvedimento in Aula «perché è la prova che di fronte a temi che riguardano lo sviluppo del paese le forze politiche sono capaci di superare gli antagonismi e recepire le istanze del mondo della piccola e media impresa». Gli emendamenti votati dalla Camera la scorsa settimana introducono novità importanti per favorire l’imprenditorialità femminile e rendere più effettivo il principio di pari opportunità. È infatti previsto il potenziamento dei servizi all’infanzia, l’attuazione del piano straordinario per la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro e «l’attivazione di iniziative di sostegno alle lavoratrici e imprenditrici madri, garantendo l’effettiva tutela previdenziale e assistenziale per le madri libere professioniste o assunte con contratti atipici». Cancellato dal testo l’articolo che prevedeva l’istituzione di una Commissione parlamentare. Le funzioni attribuite inizialmente a questa, vengono però assunte dal Garante per le micro, piccole e medie imprese, mister Pmi, che assume la funzione di monitorare l’attuazione della “corsia preferenziale per la piccola impresa”, valutare l’impatto della regolazione sulle Pmi, elaborare proposte mirate per favorirne lo sviluppo, predisporre un rapporto annuale. «Adesso – aggiunge Boccia – è importante che l’iter legislativo proceda speditamente con l’approvazione in Senato e che la condivisione raggiunta sullo Statuto rappresenti l’inizio di una fase politica in cui lo sviluppo delle potenzialità del nostro paese diventi obiettivo comune di tutte le forze in campo». Un invito sottolineato la scorsa settimana anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha indicato come soluzione alla drammatica carenza di prospettive di occupazione «una nuova qualità e un accresciuto dinamismo del nostro sviluppo economico, facendo leva sul ruolo di protagonisti che in ogni fase di costruzione, ricostruzione e crescita economica dell’economia nazionale hanno assolto e sono oggi egualmente chiamati ad assolvere il mondo dell’impresa e il mondo del lavoro».


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