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Ai nastri di partenza i primi progetti di energia solare in multiproprietà
RAPPORTO ENERGIA

L’ultima frontiera delle rinnovabili è la multiproprietà. L’idea è nata negli Stati Uniti più o meno dieci anni fa, poi è sbarcata in Europa: prima in Spagna poi in Italia, cinque anni fa. Cosa vuol dire multiproprietà nelle rinnovabili? Vuol dire che invece di comprare da solo il mio impianto per la produzione di energia pulita, metterlo in terrazza e pagarlo da solo posso condividerne la proprietà con vari investitori privati. Cosa non da poco visto che in Italia, secondo un’indagine di Immobiliare.it, sono 100 mila gli immobili dotati di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia. Al primo posto tra le regioni che utilizzano il sole come fonte principale di energia c’è la Lombardia con 15 mila impianti, seguita dal Veneto con 10.700 e dall’Emilia Romagna con 9.100. Alla Puglia invece, va il primato di potenza installata con 319 MW. A livello di immobili di nuova costruzione è il Trentino a vantare il maggior numero di impianti installati (il 10%) seguita dal Friuli con l’8%. E visto che il costo di un impianto fotovoltaico si attesta intorno ai 20 mila euro con tempi di ammortizzazione e di rientro che variano a seconda dell’orientamento dei pannelli e della posizione geografica (al Nord si parla di 10 anni per ripagare l’investimento, al Sud di 7-8 anni) la multiproprietà capita a fagiolo. La convenienza è nei ritorni garantiti dai contributi pubblici del Conto energia a chi immette in rete i kilowattora generati da impianti fotovoltaici garantendo un ritorno lordo (anche per il proprietario) compreso, assicurano gli esperti, tra il 7,5 e l’8,5% annuo. Apripista del modello spagnolo in Italia è stata Assoimprese di Siracusa, che nel febbraio 2009 ha realizzato un orto fotovoltaico in multiproprietà: su un’area di 92 ettari per un investimento di 20 milioni di euro ha progettato un impianto capace di produrre almeno 3 Mw l’anno. Ma la multiproprietà può essere realizzata anche con una partnership pubblica – privata. A Peccioli, in provincia di Pisa, il Comune ha coinvolto AZ Energy, primo broker italiano nelle rinnovabili, la quale ha costruito un impianto fotovoltaico su un’area di due ettari. Il Comune (tramite la Belvedere spa, società che gestisce anche lo smaltimento rifiuti) ha emesso una serie di obbligazioni destinate ai cittadini i quali, acquistandole, hanno acquisito il diritto alla suddivisione (semestrale) dei ricavi del Conto energia. L’impianto è già in funzione. «Le entrate del Conto energia e della vendita dell’elettricità in eccesso vanno direttamente ai cittadini», spiega Alessandro Zanierato, presidente di AZ Energy che ha progettato l’impianto di Peccioli, 5 milioni di euro di investimento per una produzione annua di 1,3 milioni di Kw/h. Zanierato ha già in cantiere un altro progetto simile, il «Mille tetti fotovoltaici», a Perugia. Si tratta della terza via della multiproprietà, quella realizzata con la costituzione di un consorzio. «Comune, installatori e banche creditrici si consorziano», spiega Zanierato, «e si spartiscono i proventi del conto energia. Il privato non entra nel consorzio ma non paga l’impianto che è gratuito». Inoltre risparmierà sulla bolletta e potrà rivendere l’energia prodotta in eccesso (pagata dal Gestore dei servizi energetici). Il fotovoltaico collettivo è piaciuto a molti, soprattutto tra le pubbliche amministrazioni. Un anno fa, nel comune di Castelleone in provincia di Cremona, è stata creata una società a partecipazione cittadina (Dosso Energia) destinata all’applicazione di quella che viene chiamata «democrazia energetica». Il progetto «Fotovoltaico in multiproprietà – Dosso Energia», promosso da Gas Energia (Gas sta per Gruppi di acquisto solidale) e dal Comune di Castelleone, prende corpo nella realizzazione del tetto della palestra comunale. Costruzione e gestione sono affidate a Dosso Energia che, tramite soci finanziatori, realizza l’impianto, a un costo di 240 mila euro. Le persone partecipano al progetto acquistando quote unitarie minime di mille euro, fino a un massimo di 20. L’impianto, collaudato a febbraio, è pronto a entrare in funzione, su una superficie coperta di oltre 600 mq produce 64mila kwh l’anno ed evita l’immissione in atmosfera di 30 tonnellate l’anno di CO2. A regime la produzione dovrebbe rendere il 5% netto oltre alla restituzione del capitale tramite il Gse.


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