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Tasse sul mattone subito ai sindaci
Trasferimenti immobiliari - Dal 2014 il nuovo impianto

Il mattone è al centro del ridisegno federalista del fisco, non solo negli importi che si pagano ma anche nella destinazione dei soldi versati dai contribuenti. Più enti locali e meno stato, naturalmente, anche se almeno nei primi anni le risorse destinate ai sindaci non finiranno tutte direttamente al comune dove si trova l’immobile, ma saranno in parte dirottate al «fondo sperimentale di riequilibrio» per allentare le differenze territoriali della ricchezza immobiliare. Ai sindaci andrà da quest’anno il 30% delle imposte di registro e bollo sulle compravendite, e la stessa quota delle ipocatastali e dei tributi speciali. Il pacchetto destinato alle amministrazioni locali comprende poi il 21,7% del gettito della cedolare secca, che per un debutto pieno già da quest’anno aspetta però una rapida attuazione da parte delle Entrate. Il provvedimento dovrebbe arrivare a breve, anche per rimanere in linea con il calendario degli adempimenti fiscali, poi si vedrà il seguito che la nuova imposta sarà in grado di raccogliere nell’anno iniziale; se il gettito sarà meno del previsto, si dovrebbe alzare la quota di gettito assicurata ai comuni. Le risorse assegnate agli amministratori locali si divideranno in due: una parte, da stabilire in Conferenza Stato-Città, servirà per il fondo di riequilibrio, il resto rimarrà nel territorio dov’è nata. Dall’anno prossimo, gli sconti offerti ai proprietari dalla tassa piatta potranno essere attenuati dalla nuova imposta di scopo, che nel suo primo biennio di vita rimarrà sotto forma di addizionale all’Ici. Finora questa imposta è stata pochissimo applicata, ma il nuovo regolamento (da scrivere entro il 31 ottobre) ne amplia la portata e le permette di durare 10 anzichè 5 anni e finanziare integralmente le opere pubbliche (prima il limite era al 30%). Anche per il fisco immobiliare, l’anno dell’entrata a regime del nuovo impianto federalista è il 2014, quando i comuni manderanno in pensione l’Ici per introdurre l’Imu, che alzerà l’aliquota media di riferimento (7,6 per mille anziché il 6,4 di oggi) ma cancellerà l’Irpef sui redditi immobiliari, con un dare-avere che aiuterà le persone fisiche penalizzando però imprese e agricoltori.


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