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I sindaci all'attacco
FEDERALISMO/Gli scenari

Federalismo fiscale da rifare. Almeno in tre punti. Su tagli, perequazione e aliquota di equilibrio dell’Imu i sindaci hanno già approntato un pacchetto di modifiche che saranno recapitate a Roberto Calderoli. Il ministro leghista è il primo a rendersi conto che il dlgs 23/2011 (questo il nome tecnico del decreto sul fisco comunale) fa acqua su più punti. Ma prima vuole vedere le proposte dei diretti interessati per valutare se effettivamente sono in grado di migliorare il testo. Gli emendamenti. In cima alla lista degli emendamenti irrinunciabili, l’Anci pone la neutralizzazione dei 2,5 miliardi di tagli, disposti dalla manovra correttiva 2010 (dl 78). Un impegno su cui il governo si è accordato con i comuni nello scorso mese di luglio, senza che però alle promesse siano seguiti i fatti. E la delusione dei sindaci è stata acuita dal diverso trattamento offerto alle regioni a cui invece il dlgs (approvato ieri in via definitiva dal consiglio dei ministri) ha concesso dal 2012 la possibilità di rinegoziare (compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica) in tutto o in parte l’entità dei loro sacrifici. «Il federalismo fiscale», dice a ItaliaOggi Salvatore Cherchi, responsabile finanza locale dell’Anci, «va riportato alla situazione contabile antecedente ai tagli, così come peraltro affermato dallo stesso dl 78 e disatteso nei decreti attuativi del federalismo. In caso contrario i comuni sarebbero costretti a dire addio a un sesto delle risorse da fiscalizzare». La perequazione. Al secondo posto nell’elenco dei desideri dei sindaci c’è la necessità di avere più certezze sulla perequazione a regime (2014) su cui gli enti chiedono un provvedimento ad hoc. E poi c’è sempre il capitolo Imu che non convince l’Anci sotto molteplici aspetti. Non solo per l’aliquota al 7,6 per mille giudicata troppo bassa (la proposta dei municipi era di fissarla all’8,5 per mille), ma anche per il forte carico fiscale sulle imprese che rischia di legare le mani ai primi cittadini («come potrà un sindaco aumentare le aliquote se così facendo rischia di penalizzare le attività produttive del suo territorio?», si chiede Cherchi). Regioni divise sul trasporto locale. Intanto, nel giorno del varo definitivo del fisco regionale si registra la divisione dei governatori proprio su uno dei punti più qualificanti dell’intesa che una settimana fa ha reso possibile il via libera in Bicamerale. Il finanziamento del trasporto pubblico locale per giorni ha tenuto in scacco l’accordo sul federalismo. Poi, reperiti i 425 milioni richiesti dalle regioni, ieri è arrivato il momento di ripartirli tra i territori. E sono ricominciati i problemi. Perché le regioni si sono divise sul peso dare alla premialità nella ripartizione dei fondi. Su questo nodo, durante la riunione della Conferenza delle regioni si sono fronteggiate due opposte visioni: quella della Lombardia, che avrebbe voluto si puntasse di più sulla virtuosità e quella della Campania, favorevole a una passaggio meno drastico dal sistema dei criteri storici a quello della premialità. «Alla fine», come ha rivelato l’assessore al bilancio della Lombardia, Romano Colozzi, «è passato un concetto molto minimalista di premialità e per questo la Lombardia ha espresso parere contrario». Il sesto decreto. Ieri intanto l’Anci, in audizione davanti al comitato dei 12 sul sesto decreto attuativo della legge 42 (interventi straordinari per gli squilibri territoriali e la coesione sociale) ha ribadito il proprio giudizio negativo sul testo chiedendo pari dignità rispetto alle regioni nella destinazione delle risorse statali che dovranno finanziare gli interventi.


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