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Federalismo, una giungla fiscale
Dalle addizionali Irpef all'Irap: professionisti e imprese rischiano di finire in un labirinto di norme

Con l’avvento del federalismo si rischia la babele tributaria. L’aumento della potestà impositiva degli enti locali preoccupa gli operatori che temono una giungla normativa nella quale districarsi correttamente sarà veramente arduo. Sebbene la maggior parte delle misure previste nei due decreti sul federalismo fiscale, quello su base municipale e quello su base regionale e provinciale, saranno introdotte solo a partire dal 2013, anche nell’immediato ci sono norme già efficaci per le quali sono tuttavia ancora oscuri aspetti essenziali. Il federalismo fiscale incide, in maniera più o meno profonda, su tutti i principali tributi del nostro ordinamento tributario. Nell’ambito dell’im-posizione diretta, un ruolo di primo piano è riservata alle addizionali comunali e regionali Irpef che gli enti locali potranno modificare, seppur entro determinati limiti, creando situazioni di vero e proprio scompiglio presso i sostituti d’imposta. Questi ultimi sono infatti i primi destinatari delle nuove misure dovendo procedere al versamento delle stesse con decorrenza dal primo mese successivo alla loro introduzione. Anche l’Irap verrà riconfigurata a misura di regione con la possibilità per questi enti di diminuire le aliquote del prelievo fino al loro azzeramento. Le regioni potranno inoltre introdurre deduzioni dalla base imponibile del tributo creando così nuovi regimi differenziali. L’imposta comunale sugli immobili verrà sostituita con una nuova imposta municipale che nelle intenzioni del legislatore federale dovrà ricomprendere nella sua sfera applicativa anche l’attuale tassazione diretta sui redditi fondiari. Nemmeno l’imposta sul valore aggiunto, tributo indiretto principe dell’ordinamento tributario su base comunitaria, resterà estranea all’avvento del federalismo fiscale. A decorrere dall’anno 2013 infatti la compartecipazione delle regioni al gettito dell’Iva avverrà in conformità del nuovo principio di territorialità stabilito dal decreto sul federalismo regionale e provinciale. Si terrà cioè conto del luogo in cui il valore aggiunto, presupposto imponibile del tributo, verrà effettivamente «consumato». Nell’ipotesi di cessione dei beni il luogo di consumo sarà quello in cui la cessione stessa è avvenuta mentre nelle prestazioni di servizi il luogo di consumo sarà identificato con quello ove è domiciliato il soggetto fruitore dei servizi stessi. Tutto ciò senza considerare la possibilità per gli enti locali di istituire ulteriori tributi di scopo, o di accorpare o sopprimere, tasse, concessioni, imposte attualmente esistenti, sostituendole con altre di nuova istituzione. Lo scenario che emerge è preoccupante. A breve il panorama fiscale italiano sarà costellato di una moltitudine di regimi fiscali differenziati fra regione e regione, provincia e provincia, comune e comune. Risiedere o svolgere un’attività economica in un territorio del Belpaese piuttosto che in un’altro avrà quindi una sua specifica influenza dal punto di vista del conseguente carico fiscale. Più che il rischio di una crescita della pressione tributaria ciò che preoccupa gli operatori è il timore che l’avvento del federalismo fiscale porti con sé una mole di provvedimenti normativi settoriali e locali assolutamente impossibile da gestire. L’esatto contrario insomma di una semplificazione fiscale. Si pensi ad attività c.d. multipunto che hanno unità operative sparse sul territorio nazionale. Già oggi queste realtà faticano non poco a determinare la loro base imponibile Irap distribuendo il valore della loro produzione sulle singole aree regionali e dovendosi confrontarsi con gli attuali 191 regimi differenziali esistenti. Figuriamoci nel prossimo futuro, quando il numero delle deduzioni dall’imponibile o delle aliquote settoriali, potrebbe addirittura crescere in maniera esponenziale. Il settore delle addizionali irpef resta tuttavia quello che preoccupa maggiormente gli operatori. Non è un caso infatti se già da quest’anno il modello Unico 2011 è divenuto orfano delle appendici alle istruzioni nelle quali erano riepilogate, per ogni comune, le aliquote delle addizionali irpef applicabili ai redditi oggetto di dichiarazione annuale. Da quest’anno infatti ogni contribuente dovrà reperire le suddette aliquote collegandosi unicamente ad internet sul sito www.finanze.it. Il fermento sulle addizionali irpef e più in generale sui nuovi meccanismi di fiscalità locale ha recentemente indotto il ministero dell’interno all’emanazione di un decreto che proroga al prossimo 30 giugno 2011 il termine entro il quale gli enti locali devono deliberare il proprio bilancio di previsione. Si tratta con tutta evidenza di un ulteriore sintomo delle problematiche che l’avvento del federalismo fiscale sta provocando. Perchè il nuovo sistema basato sempre più sulla fiscalità locale possa concreta funzionare è necessario che allo stesso venga affiancata una efficiente “cabina di regia”. Una sorta di anagrafe, sempre aggiornata, sulle singole disposizioni tributarie vigenti a livello locale dai quali i contribuenti ed i loro professionisti potranno attingere, in tempo reale, le informazioni necessarie all’esatto adempimento loro imposto. In assenza di tutto ciò il rischio di una vera e propria babele fiscale è assolutamente fondato.


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