MAGGIOLI EDITORE - La Gazzetta degli Enti Locali


Tarsu e tariffe salvano i bilanci dei sindaci
I conti locali - Verso il federalismo

Il via libera (tormentato) al decreto sul federalismo municipale ha riacceso il dibattito sulle tasse locali, grazie alla «semilibertà» fiscale che permette già da quest’anno ai Comuni di ritoccare l’addizionale Irpef e alle Province di alzare l’imposta sull’Rc auto. Anche nel 2010, però, cioè nell’ultimo anno di «blocco» totale, le entrate tributarie dei sindaci sono aumentate di un miliardo e 300 milioni, incassando il 7 per cento in più rispetto al 2009. Un bottino quadruplo rispetto ai frutti che i sindaci potrebbero ottenere quest’anno se tutti decidessero di sfruttare al massimo il riavvio delle aliquote offerto dal decreto federalista. Com’è possibile? Gran parte del «merito» va alla Tarsu, la tassa sul servizio rifiuti che ha rappresentato l’unica voce esclusa dal congelamento e che anche in questo periodo ha potuto subire ritocchi e aggiustamenti per portare il livello delle entrate sempre più vicino al costo del servizio. In un solo anno, mentre gli introiti di Ici, addizionale Irpef, imposta sulla pubblicità e tassa sugli spazi pubblici continuavano il loro tranquillo tran tran, gli incassi della Tarsu sono aumentati del 15,8 per cento. Una performance da record, ma i rifiuti non sono l’unico incremento a doppia cifra registrato dai bilanci locali: le tariffe per i principali servizi, dagli asili nido alle mense, sono aumentate in media dell’8% in un anno, spinte soprattutto dai Comuni di Piemonte, Lombardia e Liguria che le hanno incrementate (sempre in media) del 23,5 per cento. Nel complesso, rifiuti e gli altri servizi considerati in queste pagine hanno portato 7,4 miliardi, il 13% in più rispetto al 2009. La spinta. I consuntivi del 2010 non ci sono ancora, ma il Sole 24 Ore è in grado di presentare gli incassi annuali realizzati dai Comuni, e rilevati dal monitoraggio del ministero dell’Economia che registra i flussi di cassa in tutte le pubbliche amministrazioni. I numeri pubblicati a fianco, quindi, indicano gli incassi effettivi dei sindaci, che possono essere il frutto di due elementi: una revisione di tasse (quando possibile) e tariffe, e una più intensa capacità di riscossione, alimentata dal fatto che le strette ai trasferimenti e le richieste del patto di stabilità hanno aumentato il bisogno di recuperare le entrate in tutti i modi possibili. I numeri. Mentre l’ingresso dei Comuni nel campo della lotta al nero tributario muoveva i primi passi, insomma, molte amministrazioni si sono mosse con più decisione nel contrasto all’evasione di tasse e tariffe locali. Risultato: nel 2010 le casse dei sindaci hanno visto aumentare del 6,6% le entrate dagli asili nido, del 10,6% gli incassi dei parcheggi a pagamento, mentre le mense sono cresciute del 4,6% (valgono ormai più di 620 milioni all’anno) e gli impianti sportivi hanno prodotto addirittura il 26,6% di entrate in più rispetto a 12 mesi prima. Sono cresciute del 10,8%, sfiorando gli 1,1 miliardi, anche le risorse che rientrano nel calderone degli «altri servizi pubblici» (comprendono i rientri per le varie forme di assistenza, le entrate legate alle attività più varie dai permessi di sosta, ticket per le agevolazioni, le iniziative ricreative per giovani, anziani, famiglie). Unica voce in controtendenza, i teatri e i musei, che rispetto al 2009 vedono diminuire gli incassi dello 0,6% ma in due anni hanno perso per strada l’11,9 per cento. Il «caso» rifiuti. Come accennato, sono i rifiuti l’unica voce ad aver gonfiato nel 2010 le entrate tributarie. In qualche caso, il dato è spinto anche dalla scelta di alcune città che, dopo la sentenza 238/2009 con cui la Consulta ha deciso che la tariffa è in realtà un tributo, hanno riportato le entrate Tia in bilancio nel 2010. Questo elemento entra però in gioco in un numero limitato di Comuni, anche perché il caos seguito alla pronuncia costituzionale ha prodotto nelle amministrazioni un ampio ventaglio di scelte contabili diverse. La Tia, poi, è stata introdotta in meno di un sesto dei Comuni italiani e anche al Sud, dov’è quasi assente, la voce Tarsu cresce del 15,5%, in linea con la dinamica nazionale. Quella sui rifiuti, del resto, è l’unica tassa che nel 2008 è stata esclusa dal blocco generalizzato al fisco locale, proprio per consentire ai Comuni di avvicinarsi progressivamente al pareggio fra entrate e costo del servizio. Rimandato per anni, il passaggio dalla tassa alla tariffa è un appuntamento obbligato per tutti i Comuni, e impone di portare le entrate allo stesso livello delle uscite: un adeguamento automatico imporrebbe aggiustamenti troppo drastici alle richieste dei sindaci, come mostrano anche le esperienze iniziali della minoranza di Comuni che già hanno introdotto la tariffa. Le altre tariffe. Per gli altri servizi, gli aumenti degli incassi sono generalizzati, e confermano la critica che era stata rivolta dagli stessi sindaci al blocco dei tributi: dovendo far quadrare i conti e centrare il patto di stabilità con trasferimenti ridotti e fisco bloccato, la leva tariffaria rischia di essere sovra-utilizzata. Con un problema aggiuntivo: a differenza delle addizionali, che sono progressive, le tariffe (per esempio quelle dei parcheggi) non distinguono fra chi ha redditi alti e bassi, e in molti casi (si pensi agli asili nido) si concentrano proprio su chi ha più bisogno.


www.lagazzettadeglientilocali.it