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Il solare nel limbo
Romani prende tempo e vara la commissione sui fondi Ue

A meno di decisioni dell’ultim’ora, il decreto interministeriale sugli incentivi alle rinnovabili non andrà al prossimo consiglio dei ministri, ma verrà approvato, presumibilmente, martedì 19 aprile. Anche se il governo ne aveva annunciato il varo per fine marzo scorso. La Conferenza stato-regioni, che la settimana passata avrebbe dovuto prendere visione del testo è slittata a questa settimana. E il preconsiglio dei ministri, previsto per domattina alle nove, non contempla ancora all’ordine del giorno alcun provvedimento in materia. Del resto, la stesura del quarto Conto energia non sta seguendo un percorso lineare. Il governo, sul punto, ha ascoltato solo il Gifi/Anie, il gruppo imprese fotovoltaiche aderente a Confindustria. Mentre le altre parti sociali sono ancora all’oscuro dei contenuti, sebbene rappresentino in termini numerici il grosso delle imprese del settore. Ma le divisioni tra le sigle non aiutano. Nel frattempo, i tecnici dei ministeri coinvolti (Sviluppo economico, Ambiente e Politiche agricole) lavorano al testo. Il nuovo decreto attua una disposizione contenuta nel decreto legislativo 4 marzo 2011 (attuativo di una direttiva comunitaria sullo sviluppo delle rinnovabili), che praticamente taglia gli incentivi agli impianti non entrati in esercizio al 31 maggio di quest’anno. Sterilizzando, in corso d’opera, il Terzo conto energia approvato nell’agosto del 2010 (si veda ItaliaOggi dell’1-2-4-8-11 marzo 2011). Secondo alcune indiscrezioni, circolate nei giorni scorsi, all’esame del dicastero di Via Veneto ci sarebbe un testo in cui si prevede un taglio del 25% alla tariffa incentivante oggi in vigore a partire dal primo giugno. L’ipotesi, però, è stata seccamente smentita dallo stesso ministero dello sviluppo economico, che due giorni fa dichiarava in una nota: «non c’è alcuna ipotesi di taglio del 25%. È in corso un confronto con tutte le parti, che si sta per definire, ma non è ancora chiuso». La bozza di decreto conterrebbe, inoltre, un «tetto annuale» di potenza installabile pari a 1.500 megawatt per il 2011 e 2.500 per il 2012, con una graduale estensione del limite. Vada come vada, lo scenario è destinato a cambiare: il fondamento delle nuove tariffe per gli incentivi da qui al 31 dicembre 2016 (data in cui scade) dovrebbe essere basato sul «sistema tedesco» a partire da gennaio 2012, sganciato però dal quoziente progresso tecnologico (ovvero scomparirebbe la graduale diminuzione degli aiuti in base ai nuovi risultati raggiunti dalla ricerca). Secondo le principali sigle dei produttori di rinnovabili (Aper, Assosolare, Asso energie future e Grid parity), ora «è necessario non porre limiti alle installazioni e non effettuare tagli eccessivi degli incentivi nei prossimi due anni». Per i produttori il fotovoltaico deve diventare «una precisa scelta strategica per l’autonomia energetica del Paese». Secondo il Gifi, invece (come si diceva, l’unica organizzazione ad aver incontrato finora sul punto il ministro allo sviluppo economico, Paolo Romani): tre devono essere i principi cardine del nuovo decreto: «La gestione del regime transitorio sino alla fine del 2011 teso alla salvaguardia dei diritti acquisiti e degli investimenti in essere; uno sviluppo a partire dal 2012 della tariffa incentivante basato sul cosiddetto «sistema tedesco»; l’introduzione del concetto di «fine lavori certificata». Intanto, proprio lo Sviluppo economico ha varato, il 30 marzo scorso, il decreto di nomina della commissione tecnica per la valutazione e la verifica amministrativa delle domande di agevolazione sui finanziamenti europei del programma operativo interregionale «energie rinnovabili e risparmio energetico». I fondi sono quelli previsti per il periodo 2007/13. I finanziamenti sostengono la costruzione di impianti su edifici pubblici.


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