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Patto di stabilità, cantiere aperto
Circolare della Ragioneria conferma i correttivi di febbraio. Ma lascia aperto il nodo sanzioni

Il puzzle del Patto di stabilità interno 2011-2013 si arricchisce di un nuovo, importante tassello. Con la circolare n. 11 dello scorso 6 aprile la Ragioneria generale dello stato ha integrato e sistematizzato le ancora frammentarie indicazioni fornite a province e comuni con la nota dello scorso 27 dicembre (si veda ItaliaOggi del 7/1/2011), anticipando, altresì, i contenuti del dpcm previsto dall’art. 1, c. 93, della legge di stabilità (legge 220/10), ancora fermo alla Corte di conti per la registrazione. Vengono confermati i correttivi sul Patto 2011 concordati a febbraio in Conferenza Unificata, fugando i timori (da taluno ventilati) di una possibile diversa suddivisione dei 480 milioni di euro disponibili: fissata a 130 milioni di euro la quota riservata al comune ed alla provincia di Milano per le spese connesse all’Expo 2015, i restanti 350 saranno suddivisi fra gli altri comuni (310) e le altre province (40). I criteri di riparto sono diversi in un caso e nell’altro. Per i comuni viene introdotta una clausola di salvaguardia che pone all’obiettivo di Patto un tetto calcolato in percentuale della spesa corrente media registrata nel triennio 2006-2008, applicando un coefficiente differenziato a seconda della dimensione demografica di ciascun ente (5,4% per quelli con popolazione inferiore a 10 mila abitanti, 7% per quelli compresi fra 10 mila e 200 mila abitanti, 10,5% per gli altri). Per le province si considera, invece, l’incidenza percentuale della riduzione dei trasferimenti, operata con il decreto del ministero dell’interno del 9 dicembre 2010, sulla media delle spese correnti 2006-2008: laddove tale rapporto sia superiore al 7%, esse riducono il proprio obiettivo di un importo pari alla somma dei valori ottenuti moltiplicando la popolazione per 1,963 e la superficie territoriale per 248 (il risultato va poi diviso per mille per esprimere i dati in migliaia di euro). Per il resto la circolare non contiene novità rilevanti, ma fornisce diversi chiarimenti operativi di rilievo. Si segnalano soprattutto quelli relativi: i) alla delimitazione della platea degli enti soggetti al Patto, con particolare riguardo a quelli di nuova istituzione o commissariati (cfr i punti A.1 e A.2); ii) alla base di calcolo per la determinazione degli obiettivi, che coincide con la spesa corrente media 2006-2008 in termini di competenza, al netto di qualsiasi esclusione e quale risultante dai consuntivi a suo tempo approvati senza possibilità di rettifiche dei relativi dati; iii) alle entrate e spese che possono essere escluse dal saldo, con tanto di esempi concreti (si veda il punto C.4). A questo punto, per completare il mosaico relativo al 2011 mancano ancora le linee guida per il c.d. Patto regionale orizzontale (previste dall’art. 1, c. 141, della l. 220/10), che a breve dovrebbero essere esaminate dall’Unificata, e il decreto che dovrà definire i criteri per la distribuzione delle premialità previste dall’art. 1, c. 122, della stessa legge 220/10, sul quale, invece, sono prevedibili tempi più lunghi. Per gli anni successivi il quadro è assai più incerto. In primo luogo, manca ancora la puntuale quantificazione dei tagli ai trasferimenti previsti dalla manovra estiva (legge 122/10), che è definita con cadenza annuale entro il 30 novembre. Al riguardo, al fine di simulare gli obiettivi per i prossimi due anni, ma unicamente per «scopi conoscitivi e programmatori», la Rgs suggerisce di stimare le future riduzioni secondo un criterio di proporzionalità, ossia applicando al taglio subito nel 2011 la percentuale di incremento del 67% desunta dal rapporto fra la riduzione complessiva dei trasferimenti disposta per tali anni e quella prevista per il 2011. D’altra parte, è inevitabile (e la Rgs lo rileva puntualmente) che la struttura del Patto venga a subire ulteriori, profonde modifiche per effetto della progressiva attuazione del federalismo fiscale e della connessa fiscalizzazione dei trasferimenti erariali. Tale processo richiederà di ripensare, oltre che ai meccanismi di determinazione degli obiettivi, anche alla disciplina delle sanzioni, che attualmente prevedono come piatto forte un ulteriore taglio dei trasferimenti destinati, però, a essere aboliti. Un problema, peraltro, che si pone già per l’anno in corso (riguardo agli enti che hanno sforato il Patto nel 2010) e che la circolare stranamente non affronta.


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