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Il preventivo non blocca l'Irpef
Enti locali - Per la Corte dei conti occorre rideliberare, mentre secondo il Governo dovrebbe essere sufficiente la variazione

MILANO – Anche i Comuni che hanno già approvato i preventivi 2011 alla fine del 2010 o nei primi mesi di quest’anno senza istituire o aumentare l’addizionale Irpef possono tornare sui propri passi e ritoccare l’imposta, ovviamente senza superare i limiti fissati dal decreto legislativo sul fisco municipale. Per farlo, però, devono riapprovare il bilancio, azzerando la decisione già assunta e ripartendo da zero. L’indicazione arriva dalla Corte dei conti della Lombardia, che nella delibera 205/2011 ha fissato questa tabella di marcia per un Comune intenzionato ad aumentare l’aliquota dopo aver approvato il bilancio. La via della riapprovazione integrale del preventivo, che impone di sottoporre di nuovo i conti all’esame completo da parte dei revisori, riscrivere il certificato di bilancio e duplicare tutti gli altri passaggi, potrebbe però essere “semplificata” dalle indicazioni in arrivo dal ministero dell’Economia. La risoluzione sul tema (anticipata dal Sole 24 Ore del 15 aprile), a quanto si apprende, dovrebbe infatti indicare lo strumento più semplice della «variazione» di bilancio, che ritocca il preventivo senza imporne una riscrittura integrale. «Si stanno definendo gli ultimi aspetti della risoluzione – conferma Maurizio Delfino, il tecnico dello staff del sottosegretario all’Interno Michelino Davico che sta seguendo la partita insieme alla direzione Finanza locale del Viminale e all’Economia – che indicherà le modalità per introdurre o aumentare già da quest’anno le addizionali; nel prossimo incontro (in programma domani, ndr) saranno approfondite le ultime questioni», poi toccherà a Via XX Settembre emanare le direttive. Su un elemento di fondo, magistratura contabile e ministeri concordano: anche chi ha già approvato i bilanci può intervenire sulle addizionali dal momento che, come si legge nella delibera della Corte, il fatto di aver approvato il bilancio senza sfruttare tutta la proroga (al 30 giugno) concessa in due tempi dal Viminale «non può essere un discrimine per le possibilità operative degli amministratori». Non solo: anche la Corte sottolinea il riferimento obbligato al regolamento che, secondo la norma (articolo 5 del Dlgs 23/2011), dovrebbe intervenire entro il 7 giugno a indicare gli spazi di libertà fiscale dei sindaci per quest’anno, in mancanza del quale scatteranno i parametri già fissati nel Dlgs (tetto al 4 per mille, e aumenti annuali massimi del 2 per mille). In pratica, se il regolamento non apparirà in tempo, sarà necessario aspettare il 7 giugno. La risoluzione ministeriale affronterà anche questo tema, e con tutta probabilità sancirà tre «periodi» differenti per le azioni sull’Irpef: quelle approvate prima del 7 aprile, data di entrata in vigore del decreto sul federalismo municipale, dovrebbero essere bocciate come illegittime, e quindi da rifare (con variazione di bilancio, o con riapprovazione secondo la Corte). Le decisioni votate tra 7 aprile e 7 giugno (termine per il regolamento) dovrebbero essere considerate «legittime» ma «sospese» fino al 7 giugno, data oltre la quale scatterà la piena legittimità delle scelte che seguono i parametri indicati dal Dlgs; a meno che, ma appare improbabile, prima del 7 giugno arrivi il decreto dell’Economia con le nuove regole.


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