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Ai Beni culturali costa caro il tempio che non esiste
I casi al Tar e al Consiglio di Stato

La pubblica amministrazione paga, quando sbaglia: non si tratta solo dei casi di inefficienza, di singoli torti (i 200 euro per la macchina rimossa da un ausiliare non autorizzato, si veda Il Sole 24 Ore del 11 aprile), spesso l’amministrazione danneggia imprenditori e iniziative economiche, e può essere condannata a importi elevati. I casi spaziano dall’edilizia, alla scuola, ai finanziamenti pubblici: se si tratta di somme ingenti, sono procedure da trattativa con il privato, spesso sulla base di parametri difficili quali i danni causati da ritardo. Se un’impresa di servizi perde una gara per tre anni di pulizia di uffici (affare da oltre 1.600.000 euro) perché l’amministrazione sbaglia nel calcolare i minimi salariali, il giudice le riconosce 80.000 euro e il subentro per i restanti due anni di lavoro (Tar Lazio 2860/2011). Se una gara (distribuzione di gas) è annullata a causa dell’errata composizione della commissione cui ha partecipato un ingegnere incompatibile, il dispendio delle energie necessarie a partecipare è quantificato dal Consiglio di Stato (1628/2011) in oltre 15.000 euro . Meglio è andata a una clinica privata, che si era vista risolvere la convenzione con il servizio sanitario: per lucro cessante (mancati introiti) ha ottenuto oltre 20 milioni (Cons. Stato 4237/2009), ma per la sanità regionale poteva andare ancora peggio, perché la clinica aveva chiesto 5 milioni per aver dovuto svendere il patrimonio ed evitare la bancarotta. Cifre ancora superiori sono state riconosciute dal Consiglio di Giustizia amministrativa in Sicilia (1368/2010), che non solo ha condannato un assessorato a pagare il 25% del reddito annuo netto che sarebbe stato conseguito da un’impresa producendo biogas, ma ha anche imposto alla Pa di mettere a disposizione 12 milioni per realizzare uno stabilimento con finanziamenti pubblici. Passando al pubblico impiego, un insegnante non utilizzato per errore nella lettura della graduatoria ha ottenuto 44 mensilità, detratte eventuali diverse retribuzioni percepite nello stesso periodo (Cons. Stato 517/2007). Più delicata la situazione di un magistrato che, non avendo superato un concorso interno, si è rivolto ai giudici e, pur non potendo ottenere l’avanzamento per un errore nel ricorso, aveva chiesto l’indennizzo del costo dei libri acquistati: ha ottenuto dal Tar Lazio (41/2011) solo mille euro, cifra esigua ma che riconosce la lesione morale. Due anni di ansia, la perdita dei capelli e il ricovero (temporaneo) in clinica psichiatrica, in attesa di un permesso di costruire, hanno fruttato 55.000 euro a un imprenditore leccese ostacolato nella realizzazione e vendita di appartamenti (Cons. Stato, 1271/2011). È andata ancor meglio ai proprietari che avevano subito una sospensione dei lavori da parte della Soprintendenza: non vi era alcun «antico tempio» sul loro terreno poiché i luoghi erano stati descritti «trasfigurando la realtà». Il Consiglio di Stato (1261/2004) ha costretto il ministero dei Beni culturali a pagare 96.000 euro. Infine, un edicolante che per aprire l’esercizio in un centro commerciale ha dovuto aspettare otto anni, ha ottenuto 15.000 euro dal Comune di Roma (Cons. Stato 1162/2009), calcolati sulla base dei proventi degli esercizi vicini.


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