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Case fantasma a rapporto

Tempo scaduto. Il 30 aprile si sono chiusi i termini, più volte prorogati, per la regolarizzazione dei fabbricati fantasma. Difficile dire con precisione quanti dei due milioni di immobili identificati dall’Agenzia del territorio attraverso le rilevazioni aerofotogrammetriche siano stati denunciati dai legittimi proprietari. Il direttore Laura Alemanno, nell’intervista a ItaliaOggi, parla di uffici affollati e call center sotto pressione. Si può stimare che almeno la metà di coloro che sapevano di avere un immobile irregolare abbia approfittato dell’opportunità e si sia autodenunciato, anche per evitare un futuro accertamento che sarebbe costato decisamente più caro (come dimostra la circolare sulle sanzioni diffusa nella serata del 29 aprile). Tra l’altro sono numerosi i casi in cui l’accatastamento è costato pochi spiccioli. Basti pensare alle prime case o ai fabbricati rurali ancora censiti nel catasto terreni e che, per effetto di modifiche strutturali anche modeste, dovevano transitare nel catasto fabbricati (circolare 96/T del 1998) con attribuzione di rendita. Alemanno ha assicurato che nei prossimi giorni partiranno i controlli, ed entro la fine del 2011 l’operazione dovrebbe essere sostanzialmente conclusa. Ma forse il problema più grave sarà la gestione delle case abusive dal punto di vista urbanistico. Difficile che i proprietari si siano autodenunciati: c’è tra l’altro il rischio di sanzioni penali; però è anche impensabile che ora possano farla franca. Si creeranno situazioni paradossali di immobili in regola dal punto di vista catastale ma non da quello urbanistico. Toccherà quindi ai comuni decidere se sanzionare i proprietari, demolire gli immobili o far finta di niente. Decisioni delicate, soprattutto in certe regioni dove l’abusivismo negli anni scorsi è dilagato. Non c’è dubbio tuttavia che l’operazione di accatastamento, oltre alla funzione di creare un gettito sicuro e continuativo per le casse dei comuni, assolverà anche quella di consentire allo stato di riappropriarsi di una fetta importante del proprio territorio che stava sfuggendo di mano.


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