MAGGIOLI EDITORE - La Gazzetta degli Enti Locali


Quei cartelloni elettorali, così sciatti da essere una gogna politica preventiva
La pubblicità nelle strade se ne frega dei cittadini, quasi quanto gli eletti di loro

Prendi un uomo del Medioevo e portalo pari pari nella Milano pre-elettorale di questi giorni. Tra le tante e sbalorditive conquiste della civiltà contemporanea ce n’è una che certamente lo compiacerà: la gogna, per come lui la intende, non c’è più. Quell’insana pratica in cui ladri e farabutti venivano messi alla berlina ed esposti alle ire o al ludibrio della folla è stata giustamente abolita. Noterà invece quelle fatiscenti strutture tubolari che, invece di esporli fisicamente, si limitano, più civilmente, a mostrarne i volti. Allo stesso modo, non gli sfuggirà che questi individui vengono ancora trattati per come meritano: impalcature scrostate, manifesti laceri e ammuffiti sciattamente sovrapposti gli uni agli altri, insulti e sberleffi aggiunti a pennarello, qualche macchia umida di indubbia provenienza. Noi tutti sappiamo bene che questo indecoroso spettacolo è sì un supplizio, ma per i cittadini. Ciò detto non possiamo dar torto al nostro inconsueto turista: quelle strutture malamente improvvisate sembrano davvero strumenti di tortura, seppur virtuale, o comunque da giustizia sommaria. E, inevitabilmente, quelle facce tutto sembrano fuorché quelle di onesti candidati. Forse il nostro ingenuo spettatore potrá dolersi del fatto che la criminalità sembra essere cresciuta in modo intollerabile. Ai suoi tempi le gogne erano solo nelle piazze principali. Qui invece le immagini dei malfattori vengono sbattute in ogni angolo nella città. E ci restano per settimane, non le poche ore alle quali erano loro avvezzi. Prima che il nostro uomo se ne ritorni nella sua epoca oscura, bisognerebbe che qualcuno glielo dicesse: quella, tutt’al più, è una gogna preventiva, alla quale quei signori si espongono volontariamente. Bisognerebbe aggiungere che, a dispetto di quanto sembra, molte di loro sono brave persone che credono fortemente in quello che fanno, mica tutti malfattori come le apparenze potrebbero far credere. Resta una constatazione: è incredibile come la politica non faccia nulla per risollevare la propria immagine. Si direbbe anzi che non perda occasione per autoscreditarsi ulteriormente. Eppure dei manifesti puliti, decorosamente incollati su strutture più attuali e dignitose, rispettosi delle posizioni e dei messaggi altrui, apporterebbero un piccolo giovamento formale alla percezione che la gente può avere della politica. La rappresentazione che viene inscenata nelle città ad ogni tornata elettorale è invece emblematica della decadenza di quella classe e del sistema nella sua globalità. Indipendendentemente dai singoli messaggi, sui quali ci sarebbe molto da dire, questo sistema di pubblicità elettorale sembra fregarsene dei cittadini, della loro voglia di nitore e di chiarezza, almeno quanto la politica se ne frega di loro nella realtà quotidiana. Il nostro uomo del medioevo lancia un ultimo sguardo all’orrenda impalcatura, dalla quale una faccia accartocciata su di un manifesto lacero promette una Milano più bella. Potrà mai credergli? Lui e tutti quelli del suo tempo sanno bene che quando ci sitrova alla gogna, pur di uscirne fuori e alla svelta, si promette di tutto.


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