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Renzi, Rossi abbassa le saracinesche
Disegno di legge in arrivo, nuovo atto nella sfida tra il governatore e il sindaco di Firenze

Per disinnescare la guerra del primo Maggio che Matteo Renzi ha lanciato contro i sindacati, il governatore Enrico Rossi prepara una legge regionale. Che va a colpire anche la riforma sulla liberalizzazione del commercio voluta del suo segretario nazionale Pier Luigi Bersani quando era ministro. Il sindaco di Firenze ha capitalizzato il primo round della guerra contro i sindacati, incassando l’intervista domenicale di Lucia Annunziata. Ma potrebbe essere l’ultimo scampolo di questa tentata rivoluzione visto che il governatore toscano, fedelissimo al segretario nazionale, gli ha preso le contromisure. Con un disegno di legge di un solo articolo, che una volta completato l’iter vieterà l’apertura dei negozi in tutta la regione a Natale, Pasqua e il primo Maggio. Un colpo di coda che, per bloccare l’ascesa dell’enfante terrible, si scontra proprio contro la riforma Bersani. Rossi e Renzi sono i nuovi nemici giurati del Pd, almeno in Toscana, una delle poche regioni enclave rimaste in mano ai democratici. Si parlano, si salutano, ma si attaccano su tutto. Negli ultimi mesi se le sono date sull’allargamento del-l’aeroporto, sul nuovo stadio e soprattutto sull’alta velocità ferroviaria con il sindaco che, per ottenere compensazioni per la sua città, ha dovuto affrontare governatore e ad delle ferrovie insieme. Una sfida titanica ma in parte vinta. Adesso però ha osato attaccare i sindacati e Rossi ha deciso subito di schierarsi con Susanna Camusso, creando un nuovo asse di ferro. Così, nei giorni caldi dell’ordinanza fiorentina e dell’annunciato sciopero della commessa proclamato dalla triplice locale contro il sindaco, Rossi pensava al colpo gobbo per fermare questa ennesima crociata. Che glielo abbia chiesto direttamente Bersani o si sia voluto lanciare spontaneamente in difesa del segretario nazionale non è dato saperlo. Certo è che da tempo il leader del Pd gli aveva chiesto di tenere a bada l’esuberanza del sindaco, senza esserci troppo riuscito. Questa volta però, sta provando a bloccarlo per legge. Ad annunciarlo è lo stesso Rossi prima alla Camusso e poi sul suo sito istituzionale dove spiega che «i grandi cambiamenti non sono mai eventi. Se vogliamo ricostruire un ritmo adeguato tra lavoro e riposo, se vogliamo ridare valore al lavoro e dignità alla persona ci aspetta un cammino lungo. La Toscana farà la propria parte a cominciare dall’iniziativa di legge sul lavoro nei giorni festivi che presenteremo». In che modo lo spiega lui stesso rispolverando addirittura i valori della nazione. «Ci vuole una regolamentazione, in primo luogo per quelle feste, religiose e laiche, che hanno un valore indentitario, che danno una idea di chi siamo», conclude Rossi, «Pasqua e Natale sono feste sacre, e poi il primo maggio e il 25 aprile. Soprattutto abbiamo bisogno di far crescere una opinione tra la gente, di recuperare sul piano culturale. Si è costruita una ideologia per cui consumo e profitto stanno sopra il valore del lavoro e la dignità della persona. Una ideologia liberistica, economicista e profondamente egoista». Peccato che, come ha detto Renzi, quelle liberalizzazioni che gli hanno permesso l’ordinanza derivano proprio dalla riforma di Bersani.


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