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Scoppia la grana demanio
Il governo rifà le liste dei beni da trasferire, ma i comuni non ci stanno

Doveva essere, dell’accidentato percorso del federalismo, uno dei passaggi meno cruenti. E invece anche sul trasferimento dei beni demaniali si sta andando verso una clamorosa rottura dei rapporti tra il governo centrale e gli enti locali. Il ministero dell’economia e l’agenzia del Demanio hanno rimesso a punto i due elenchi delle migliaia di beni, quelli da trasferire e quelli da non trasferire. Il decreto della presidenza del consiglio dei ministri così completato è stato trasferito alla Conferenza unificata per la prescritta intesa. Prima del passaggio presso le commissioni parlamentari e il via libera definitivo del governo. Ma i comuni sono già venuti fuori ieri, anticipando che loro non ci stanno. Da parte dell’Anci l’intesa non ci sarà. E anche l’umore delle regioni è negativo. Ieri sera la riunione si è protratta fino a tarda ora, la quadra si troverà probabilmente oggi sotto la direzione del presidente, Vasco Errani, ma l’aria che tirava non era affatto favorevole. Gli enti locali contestano il metodo seguito dal governo, che ha preferito decidere di testa propria sulla ripartizione dei beni senza tener conto delle osservazioni che da parte degli amministratori locali erano state sollevate. Il vicepresidente Anci, Roberto Reggi, spiega che «il Governo ha disatteso gli impegni assunti nel corso di incontri precedenti. Come associazione dei comuni italiani ci siamo immediatamente attivati raccogliendo i dati necessari, ma il Governo ha invece deciso di andare avanti senza il confronto concordato su questa ricognizione portando, sostanzialmente d’imperio, alla intesa in Conferenza Unificata un testo non condiviso del Dpcm in questione». Ed è ovvio che, conclude Reggi, «che in questa situazione non possiamo dare l’intesa. Il Governo evidentemente può andare avanti anche senza il nostro consenso, ma deve essere chiaro che tutto ciò viene fatto senza la concertazione con gli enti locali». Il nodo della controversia è la cosiddetta black list. Spiega Vito De Filippo, governatore della Basilicata e componente dell’Ufficio di presidenza della Conferenza delle regioni: «Negli incontri precedenti era stato deciso di aprire un tavolo che consentisse una verifica sugli immobili che sono stati inseriti nella black list ma sui quali c’è interesse da parte degli enti locali perché funzionali a piani di sviluppo sociale e infrastrutturale del territorio. Non abbiamo ricevuto risposte. Ma così c’è il rischio che i trasferimenti producano troppi costi e poca redditività. Certo, la posizione della Conferenza sarà presa in sede collegiale, ma la situazione è critica». E sempre in tema di federalismo, ieri al senato è scoppiata anche la grana sul decreto per il Sud. La commissione finanze del senato avrebbe dovuto esprimere un parere sul decreto di riforma dei Fondi Fas, all’esame della Bicamerale per il Federalismo. Ma è saltato tutto per la netta opposizione della Lega alla proposta di parere di Adriana Poli Bortone (Cn), relatrice di maggioranza. «Il parere proponeva la sospensione della soppressione dei trasferimenti alle regioni meridionali in attesa della realizzazione delle opere infrastrutturali», spiega Paolo Franco, Lega Nord. «E questo è in palese contrasto con la legge delega sul federalismo, che dice chiaro che i trasferimenti dal centro cessano nel momento in cui le Regioni hanno risorse fiscali proprie». Il parere sarà riscritto.


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