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Svolta per l'apprendistato
Regole - Ieri il primo passaggio in Consiglio dei ministri, ora il confronto con parti sociali e Regioni

ROMA – Il conto alla rovescia per dare ai giovani un contratto strategico per l’accesso al mondo del lavoro è scattato. Ed entro luglio, con il contributo di parti sociali e Regioni, il nuovo apprendistato potrebbe già essere operativo. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ieri non ha voluto indicare agende certe su una riforma tanto delicata quanto attesa da sindacati e organizzazioni imprenditoriali. È chiaro però che una rapida entrata in vigore del testo unico varato in prima lettura dal Consiglio dei ministri potrebbe dare slancio alle assunzioni in diversi settori tuttora caratterizzati da forti livelli di vacancy. Il testo di sette articoli è stato approvato con formula aperta, per offrire una base di confronto con i governatori, la parti sociali appunto e il Parlamento. Il decreto legislativo semplifica e riordina un quadro normativo che risale addirittura al 1955 per passare poi per le leggi Treu e Biagi e punta a consolidare questo istituto come «contratto a tempo indeterminato per l’occupazione dei giovani». Come anticipato sul Sole 24Ore di ieri sono tre le tipologie di apprendistato individuate: quello per ottenere una qualifica professionale (vale anche per l’assolvimento degli obblighi di istruzione e potranno accedervi anche i 15enni); l’apprendistato «professionalizzante o contratto di mestiere» (cui su può accedere dai 17 ai 29 anni e la cui durata non potrà superare i 6 anni); l’apprendistato di alta formazione, tramite il quale si potranno conseguire titoli universitari o addirittura il praticantato per le professioni ordinistiche. Nella disciplina generale del contratto di apprendistato viene affidato un ruolo strategico agli accordi interconfederali con un profilo di tutele e obblighi per le aziende che spaziano dal divieto di retribuzioni a cottimo alla presenza di un tutore o referente aziendale per la formazione. La regolamentazione dei profili formativi è affidata alle Regioni ma il caso di mancanza di regolamentazione potranno essere effettuata (sempre d’intesa con le parti sociali e i governatori) dal ministero del Lavoro di concerto con il ministero dell’Istruzione. Sempre in coordinamento i due ministeri definiranno poi gli standard per la verifica dei percorso formativi e viene istituito un «repertorio delle professioni» p per armonizzare le diverse qualifiche acquisite con le diverse forme di apprendistato possibili. Tra le altre novità, oltre al quadro sanzionatorio rafforzato per le aziende inadempienti nell’assicurazione del percorso formativo, il rilancio dell’apprendistato anche per l’accesso nella pubblica amministrazione, con disciplina rimandata a un futuro decreto del presidente del Consiglio. Inoltre si prevede la possibilità di assumere in apprendistato anche lavoratori in mobilità «ai fini di una loro riqualificazione professionale». «La riforma dell’apprendistato – ha dichiarato il ministro – può rivelarsi davvero positiva per l’occupabilità di molti giovani sulla base della necessaria integrazione tra apprendimento e lavoro. La riforma anzi concorre a riportare il lavoro a componente essenziale del processo formativo ed educativo di una persona. Ora lavoreremo per l’unanime consenso delle Regioni e delle parti sociali, utile premessa per un ampio consenso parlamentare». Il testo unico, ha invece sottolineato il ministro Maria Stella Gelmini, «contiene anche un riferimento importante all’apprendistato innovativo nei percorsi a carattere tecnologico dei 58 neonati Istituti tecnici superiori, che inizieranno la loro attività nel prossimo mese di settembre». Unanime il consenso dei sindacati. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha assicurato la sua firma «se verrà confermato che si tratta di un contratto che porta a un lavoro stabile, preceduto da una formazione effettiva», mentre Giorgio Santini (Cisl) ha osservato che «pur con alcuni nodi da sciogliere per quanto riguarda il rapporto con le competenze regionali, si punta soprattutto a rendere effettivo l’aspetto formativo che deve caratterizzare questo contratto». Nel 2009 il contratto di apprendistato ha coinvolto meno di 600.000 giovani (solo il 17% dell’occupazione giovanile) ha ricordato Guglielmo Loy (Uil) a fronte di una moltitudine di contratti di collaborazione meno tutelati: «Ciò significa – ha concluso il sindacalista ? che far crescere in termini quantitativi e qualitativi il miglior contratto d’ingresso al lavoro, appunto l ‘apprendistato, è possibile».


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