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Via all'autorità per l'acqua: ora il referendum è a rischio
Servizi idrici - L'agenzia definirà i livelli minimi di qualità

ROMA – Nel decreto legge sviluppo trova posto anche la nuova Autorità per l’acqua. Alla fine ha vinto il ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo, che ha cantato vittoria dopo aver ottenuto che a svolgere le funzioni di regolazione, anche tariffaria, sarà l’attuale commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche (Conviri) opportunamente riformata. L’organismo sarà autonomo, di nomina parlamentare con maggioranza qualificata dei 2/3, e raccoglierà ampliandola e perfezionandola l’eredità della Commissione Conviri che, dice Prestigiacomo, «finora ha ben operato presso il ministero dell’Ambiente». Ci sarà ora da capire il destino dei quesiti referendari sull’acqua sui quali si andrà a votare il 12 e 13 giugno. Per Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, non ci sono dubbi: il referendum non è «superato legalmente ma lo sarà nei fatti». «I referendum si faranno lo stesso nonostante i ladri di democrazia siano tornati in azione» ha commentato invece il presidente Vei verdi, Angelo Bonelli. A decidere sarà naturalmente la Cassazione. Intanto il ministro dell’Ambiente esprime soddisfazione per la decisione del consiglio dei ministri di ieri: «L’istituzione dell’autorità per l’acqua, nell’ambito del decreto sviluppo rappresenta un grande traguardo a difesa di tutti i cittadini e della risorsa-acqua». «In un sistema moderno di governance delle risorse idriche in cui la proprietà del bene-acqua resta inequivocabilmente pubblica e dove, già da anni, operano e opereranno sempre più i privati, anche con aziende quotate in borsa ? ha spiegato Stefania Prestigiacomo ? era necessario completare la riforma creando un organismo di controllo forte. Ci saranno più garanzie per cittadini e per l’ambiente, più poteri regolatori sulle tariffe e sanzionatori per perseguire ogni possibile abuso. Essenziale anche l’autonomia da altri organismi similari, perché la gestione dell’acqua non è solo una questione di mercato, ma deve coniugare, anche culturalmente, l’aspetto economico e l’aspetto ambientale, entrambi fondamentali e meritevoli di tutele specifiche”. Positivo anche il commento di Federutility, la federazione che riunisce il 95% dei gestori di acquedotti, fognature e depurazione (che insieme forniscono acqua a circa il 75% della popolazione). «In attesa di prendere visione del testo definitivo, c’è soddisfazione per la definizione di una autorità di regolazione del settore idrico, che come federazione chiedevamo da molto tempo» ha detto il presidente Roberto Bazzano.

I REFERENDUM

I quesiti
Il 12 e 13 giugno si voterà su quattro referendum promossi dall’Italia dei valori. Due quesiti riguardano l’acqua: uno sulla cosiddetta “privatizzazione”, l’altro sui “profitti” legati alla commercializzazione della risorsa. Nel dettaglio, con il primo quesito si chiede l’abrogazione dell’articolo 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Il secondo quesito propone «l’abrogazione dell’art.154 del Decreto legislativo n. 152/2006 (il cosiddetto Codice dell’ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’«adeguatezza della remunerazione del capitale investito».

L’autorità
Il decreto sviluppo istituisce l’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, organismo indipendente a tutela dei cittadini utenti, con compiti di regolazione del mercato nel settore delle acque pubbliche e di gestione del servizio pubblico locale idrico integrato».


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