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Sulle giunte tutte al maschile il rischio dello stop dei Tar
Quote rosa/2 - I parlamentini

Le giunte che nasceranno dalle prossime elezioni amministrative potrebbero essere un esempio di svolta. Aldilà degli equilibri politici, il cambiamento potrebbe arrivare dalla scelta degli assessori, nel rispetto dell’articolo 51 della Costituzione. E soprattutto del decreto legislativo sulle autonomie locali (il 267/2000) che affida agli statuti comunali e provinciali il compito di fissare norme per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali. Per ora, a scorrere le giunte delle maggiori città che vanno al voto, il quadro resta ancora poco “paritario”. La palma per equità va certamente a Bologna, dove le donne contano per il 50% della giunta, ricoprendo non solo i soliti assessorati affidati al gentil sesso. Luisa Lazzaroni guida l’assessorato all’associazionismo, volontariato e anziani, Simona Lembi scuola, infanzia e pari opportunità, Simonetta Saliera traffico, Nicoletta Mantovani promozione culturale e politiche giovanili, Plinio Lenzi lavoro, commercio e protezione civile e Milena Naldi quartieri e casa. La media scende a Torino, dove la presenza femminile si attesta al 21,5% con Maria Grazia Sestero (viabilità e trasporti), Ilda Curti (politiche d’integrazione) e Marta Levi (decentramento e area metropolitana). Assolutamente bocciate, invece le giunte di Letizia Moratti a Milano, di Rosa Russo Iervolino a Napoli e di Roberto Dipiazza di Trieste. In tutti e tre i casi la giunta ha una sola rappresentanza femminile: a Milano su 15 assessori c’è solo Mariolina Moioli, assessore alla famiglia, scuola e politiche sociali; a Trieste su 10 assessori Marina Gruden Vlach guida il commercio e l’agricoltura, servizi demografici e decentramento, commissione elettorale e giudici popolari, statistica, pari opportunità e mobbing; a Napoli su 14 assessori, a Gioia Maria Rispoli è stata affidata l’istruzione pubblica. Un trend, quello di lasciare le donne fuori dalla stanza dei bottoni, rischia di essere cambiato a suon di decisioni del Tar se i politici non si adegueranno a una maggiore apertura. E lo dimostrano le diverse sentenze degli ultimi anni, dai casi di Benevento a comuni minori come Toritto (Bari) o Sorgono (Nuovo). I verdetti danno torto alle giunte tutte azzurre, che vengono azzerate. Un segnale nella direzione del cambiamento potrebbe però essere dato in primis dagli elettori, se dalle urne uscirà un maggior numero di consiglieri “rosa”.


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