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Altolà a Pdl e Lega, Milano in bilico
Le elezioni amministrative - Risultato a sorpresa nel capoluogo lombardo

ROMA – Il risultato milanese appare come una vera e propria débacle per il centro-destra e per Silvio Berlusconi, che in questa campagna elettorale sotto il Duomo ci ha messo faccia e cuore. Non solo il centro-sinistra con il suo candidato Giuliano Pisapia strappa il ballottaggio al sindaco uscente Letizia Moratti, ma esce notevolmente in vantaggio dal primo turno: 48,6% (secondo le ultime proiezioni) contro il 40,7% raccolto dalla Moratti. Insomma, Pdl e Lega rischiano di perdere la città simbolo del berlusconismo. E nelle altre grandi città non va meglio per il centro-destra. A Torino l’ultimo segretario dei Ds Piero Fassino diventa sindaco al primo turno con il 57% dei voti (il candidato del centro-destra Michele Coppola si ferma sulla soglia del 27%). Eletto sindaco al primo turno sia pure di un soffio anche Virginio Merola, il candidato sindaco espresso dal Pd, con il 51% (fermo al 30% il candidato leghista del centro-destra Manes Bernardini). Ballottaggio a Napoli, come nelle previsioni. Ma qui la sorpresa ha il volto dell’ex pm d’assalto Luigi De Magistris, dell’Idv: è lui, con il 27,7% delle preferenze, che sfiderà tra 15 giorni il candidato sindaco del centro-destra Gianni Lettieri, avanti con il 38,4%. Nella città partenopea, dal 1993 amministrata dal centro-sinistra, l’opposizione sconta evidentemente la plateale divisione: il candidato del Pd Mario Morcone non ce l’ha fatta e si è fermato al 19%. Un risultato deludente per il partito di Bersani, che tuttavia guarda al complesso delle grandi città e taglia corto: «Noi abbiamo vinto, loro hanno perso». Delusione, amarezza e sorpresa, invece, nelle case leghista e azzurra. Milano si prepara dunque al ballottaggio, e contro tutte le previsioni Pisapia comincia a sperare di poter varcare la soglia di palazzo Marino portando dopo due decenni il centro-sinistra alla guida della città. Saranno decisivi due fattori: l’astensionismo da ballottaggio, che tradizionalmente colpisce di più a destra, e l’atteggiamento che terrà il Terzo polo Udc-Fli-Api, che con il 5,7% raccolto da Manfredi Palmeri potrebbe essere l’ago della bilancia. Un Terzo polo complessivamente deludente, per la verità: quasi ovunque si è attestato intorno al 5% (8% a Napoli), ben lontano dai risultati a due cifre di cui si è parlato come potenzialità nei mesi scorsi. Sul fronte opposto si conferma la sorpresa dei grillini: il movimento a cinque stelle del comico genovese Beppe Grillo diventa spesso il vero terzo polo, sottraendo al centro-sinistra una bella fetta del voto di protesta: 4% a Milano, 5,5% a Torino, fino all’exploit di Bologna dove sfiora il 10 per cento. Il voto di lista nelle grandi città (si tratta ancora di proiezioni), con l’eccezione di Napoli, sembra confermare l’inversione di tendenza. Il Pdl cala a Milano toccando il punto più basso degli ultimi anni: 28,4% contro il 36% delle regionali del 2010, il 36,9% delle politiche 2008 e il 40,8% delle comunali 2006. Cala anche a Torino (18% circa contro il 21,8% del 2010), a Bologna (16,5% contro il 25,2% del 2010) e a Napoli (24,1% contro il 33,8% del 2010). Insomma, il partito del premier perde anche dove vincono i candidati del centro-destra, e perde parecchi punti. E il trend si conferma un po’ in tutto il Nord (si veda l’articolo a pagina 11). E cala a sorpresa anche la Lega, la cui “ascesa” a partito nazionale alla conquista del Centro Italia e delle grandi città, configuratasi tra il 2008 e il 2010, subisce con queste elezioni una brusca frenata: a Milano scende dal 14,5% del 2010 al 9,4%, a Torino dal 10,1 al 6,9%, e così in 14 dei 15 capoluoghi in cui è presente il simbolo del Carroccio: solo a Bologna, per effetto traino del candidato leghista Bernardini, cresce dall’8,6% al 10,6%. Tiene bene invece il Pd, con l’eccezione di Napoli dove crolla al 16,2% circa dal 25,4% del 2010. A Torino balza dal 25,1% del 2010 al 34,3%, a Bologna mantiene un buon 39% (41% nel 2010) nonostante la competition dei grillini, a Milano cresce dal 26,3% del 2010 al 28,5%, superando di un soffio il Pdl e diventando il primo partito meneghino. Il problema del Pd sembra essere semmai quello dell’offerta politica, laddove risultano vincenti candidati, come Pisapia e De Magistris, che non sono espressione del partito. Il centro-sinistra riesce a strappare il ballottaggio anche a Trieste (Roberto Cosolini è avanti con circa il 40%) e a Cagliari (Massimo Zedda avanti con circa il 46%). Complessivamente, nei 30 capoluoghi dove si è votato, il centro-sinistra vince al primo turno in 10 Comuni mentre il centro-destra in 3: un Comune è stato “strappato” dal centro-sinistra, due dal centro-destra. Nelle 11 Province, il centro-sinistra vince al primo turno in 3, il centro-destra in 2, una delle quali “strappata” al centro-sinistra. Insomma, per il bilancio definitivo delle “bandierine” occorre attendere i ballottaggi. Ma il vento non sembra più spirare senza indugi a favore di Pdl e Lega.


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