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A Bologna Bossi non passa: Merola vince con il 50,5%
Bologna - Promosso al primo turno il candidato del centrosinistra

BOLOGNA – Ha guadagnato ancora terreno. Ma il Carroccio, pur arrivando in doppia cifra e guardando molto da lontano il 3,1% preso sotto le Due Torri alle comunali del 2009, si è dovuto arrendere: lo scranno più alto di Palazzo d’Accursio rimane off limits per le camicie verdi. I mugugni della gestione Cofferati e il Cinziagate, che ha portato in dote un anno di commissariamento, non hanno incrinato la golden share che il centrosinistra continua a esercitare a Bologna e che ha portato alla vittoria al primo turno il suo candidato Virginio Merola. Con lo slogan «Se vi va tutto bene, io non vado bene», l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Cofferati ha corso più di un rischio durante una campagna elettorale iniziata per lui con l’assillo di dossier anonimi in circolazione e conclusa con qualche gaffe non passata inosservata nel capoluogo emiliano, come quella di confondere la categoria in cui gioca il Bologna Calcio. Per tutta la serata ieri il risultato è stato sul filo di lana, riportando alla mente quanto successo due anni fa all’ex sindaco dimissionario Flavio Delbono, condannato al ballottaggio dall’ultimo seggio. Ma la lista del favorito Merola – individuato con le primarie di coalizione lo scorso gennaio, appoggiato anche da Nichi Vendola e sostenuto dal fondatore dell’Ulivo Romano Prodi – ha alla fine conquistato il 50,5%, distanziando di 20 punti percentuali il candidato leghista Manes Bernardini, appoggiato dal Pdl dopo un lungo confronto interno. Proprio il lungo tira e molla non ha sicuramente giovato prima di tutto al Pdl, che si è mantenuto sui livelli di consenso delle comunali del 2009, ma perdendo dieci punti percentuali rispetto al dato registrato sotto le Due Torri nelle regionali del 2010. Sarà tutto da verificare a questo punto il confronto interno fra le due anime del partito: quella legata al coordinatore regionale Filippo Berselli che avrebbe voluto andare verso un candidato civico e l’altra, legata al coordinatore cittadino Fabio Garagnani, che invece ha spinto per una candidatura politica poi finita sulla Lega. In linea generale, la sensazione è che comunque ci si sia trovati al cospetto di una campagna elettorale che non ha scaldato i cuori, con 13.300 votanti in meno rispetto al primo turno 2009 e una percentuale di votanti scesa dal 76,4 al 72,8 per cento. Va peraltro ricordato che un sensibile calo c’era già stato nel 2009 rispetto a 5 anni prima, quando al primo turno andò alle urne l’81,8% degli aventi diritto. Al di là di questo, e al di là dei due principali candidati, le comunali di Bologna paiono però aver già definito almeno un vincitore e almeno un vinto. Il primo è il “grillino” Massimo Bugani, classe 1978, fotografo con studio nella periferia di Bologna. Insieme al suo Movimento 5 Stelle porta a casa un bottino attorno al 10%, salito rispetto all’8,1% ottenuto sotto le Due Torri alle regionali del 2010 e di gran lunga più sostanzioso del 3% con cui si garantirono un consigliere a Palazzo d’Accursio nel 2009. «È la dimostrazione che è nato qualcosa di nuovo e non si tratta di un movimento di sola protesta o di urlatori», ha detto Bugani, mentre la base del partito non ha mancato di ripetere come un mantra i soli 4mila euro spesi per la campagna elettorale e il fatto di essere diventati, nei fatti, il terzo polo a Bologna. Dall’altra parte, lo sconfitto è certamente Stefano Aldrovandi, l’ex manager Hera, artefice della quotazione in borsa della multiutility e candidato civico del terzo polo, accreditato attorno al 5 per cento. Un risultato modesto, considerando anche che per la sua candidatura, venerdì erano arrivati a Bologna, insieme, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. «Nonostante sette anni di cattiva amministrazione la fede nel Pd dei bolognesi sembra incrollabile», ha dichiarato in serata Aldrovandi. Nelle file del centrosinistra, il Pd è rimasto sostanzialmente stabile rispetto alle comunali del 2009, ma in leggero calo raffrontando i dati con le regionali del 2010. Un autentico exploit è invece quello di Sel, che dal 2,1% delle comunali del 2009 è balzato sopra il 10 per cento. Brutta caduta invece per l’Idv, che ha quasi dimezzato la percentuale dei consensi rispetto alle regionali del 2010.


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