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Cantiere delle leggi a corto di qualità
Air. La relazione del Governo

Cresce l’utilizzo del-l’Air (l’analisi di impatto della regolamentazione), ma la qualità delle valutazioni preventive che dovrebbero accompagnare tutti gli atti del Governo per illustrarne le ricadute su imprese e cittadini, resta ancora al palo. Lo ammette la relazione presentata dalla Presidenza del consiglio al Parlamento, con la quale si fa il punto sullo strumento dell’Air nella pubblica amministrazione centrale e in quelle regionali negli anni 2009 e 2010. L’analisi di impatto della regolamentazione non è un’idea solo italiana. Anzi, qui da noi arriva nel ’99 sulla scia di quanto fatto a livello comunitario. È però nel 2005, con la legge 246, che l’Air nostrana assume veste propria, diventando pienamente operativa nel 2008 grazie al Dpcm 170, che ne ha disciplinato modello e procedure. In linea di principio, pertanto, l’Italia è al passo con altri paesi dove le nuove normative sono precedute da uno studio preliminare delle loro ricadute sulla società – in particolare sul mercato – e sull’amministrazione. Si fa così, per esempio, in Germania, Regno Unito, Spagna, Olanda, Francia, Stati Uniti. Si tratta, insomma, di una policy di governo «rilevante nei paesi sia di common law sia di civil law, proprio in quanto risponde – si legge nella relazione – a esigenze economiche e sociali di una società globalizzata, costituendo un valore aggiunto di qualsiasi normativa, indipendentemente dalla materia in cui interviene e dal suo contenuto politico». Messaggio che anche da noi comincia a essere recepito. A livello di amministrazioni centrali, infatti, il numero di Air prodotte continua a crescere: si è passati dalle 11 analisi del 2007 alle 207 dello scorso anno, l’80% delle quali è stato opera della Presidenza del consiglio e dei ministeri delle Infrastrutture, Sviluppo, Economia, Ambiente, Esteri e Giustizia. A fronte dell’aumento del numero di Air, però, la qualità delle valutazioni si fa ancora desiderare. Perché se le analisi contengono una descrizione accettabile dei motivi dell’intervento normativo e degli obiettivi che si intendono raggiungere, allo stesso tempo risulta deficitaria la descrizione dei destinatari e dei settori economici interessati. Altrettanto carente è l’elaborazione delle opzioni d’intervento. L’Air, infatti, deve illustrare anche gli scenari alternativi a quello prospettato a quello scelto. Invece, questo esercizio è affrontato in modo superficiale. In generale, se ne deduce che il tempo dedicato dagli uffici ministeriali all’Air – ma lo strumento sta facendo breccia anche nelle autorità indipendenti e nelle regioni – è residuale, segno che l’analisi preventiva viene affrontata soprattutto per non incorrere nei veti previsti per gli inadempienti, perché gli atti privi di valutazione preliminare non ricevono il via libera del consiglio dei ministri. Sulla strada della qualità, dunque, resta ancora molto da fare.


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