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A giugno manovra da 40 miliardi
Finanza pubblica e sviluppo - Le misure del Governo

Sabato scorso, dopo la notizia del taglio dell’outlook di Standard & Poor’s sul nostro Paese, Giulio Tremonti lo aveva fatto mettere per iscritto nella nota di replica del Tesoro. Il Governo manterrà gli impegni presi. E, per quanto riguarda il bilancio pubblico, aggiungeva: «Sono in avanzata fase di preparazione i provvedimenti mirati al rispetto dell’obiettivo di pareggio di bilancio per il 2014». Provvedimenti che, concludeva la nota, saranno approvati entro luglio dal Parlamento.
Si deve partire da qui per inquadrare le anticipazioni battute ieri dalle agenzie di stampa di un decreto legge in via di definizione all’Economia del valore cumulato di 40 miliardi di euro per garantire il raggiungimento di un deficit/Pil «close to balance» nel 2014. Una nuova manovra triennale, insomma, in linea con gli interventi sui saldi messi in campo negli ultimi anni e che verrà varato entro giugno.
Il nuovo Dl avrà un impatto già per gli anni 2011 e 2012. Ma si tratterà di semplice «manutenzione», con il rifinanziamento di spese giudicate inderogabili (ad esempio le missioni all’estero) per una cifra che potrebbe arrivare ai 4-5 miliardi. L’intervento progressivo di riduzione dell’indebitamento netto scatterà l’anno prossimo (10-14 miliardi circa all’anno) fino a raggiungere l’obiettivo di un disavanzo allo 0,2% del Pil. La strada da imboccare è quella già tracciata dal Documento di economia e finanza, varato ad aprile secondo il timing fissato dal nuovo semestre europeo e già approvato dal Parlamento. La correzione che l’Italia dovrà fare nel biennio 2013-2014 ammonterebbe al 2,3% del Pil, che equivale a ben oltre 35 miliardi. Tremonti ha sempre precisato che l’entità dipenderà dall’andamento dell’economia, ipotizzando «come minimo» una correzione dello 0,5% del Pil (pari a circa 15 miliardi nel biennio).
Difficile immaginare dove inciderà la nuova correzione, ma certo è che, vista la sua portata, non potranno essere trascurati i principali capitoli di spesa. Sui grandi aggregati, infatti, ci sarebbero ancora margini di intervento per ulteriori risparmi, oltre quelli già imposti dal Governo a tutte le amministrazioni con la manovra della scorsa estate. In termini di risparmi di spesa per le casse dello Stato, andrebbero letti ad esempio i possibili interventi, per altro già annunciati in occasione del decreto sviluppo, deflattivi dei processi civili così come quelli di snellimento degli arretrati per il contenzioso fiscale. E sul fronte delle entrate la nuova manovra triennale potrebbe fornire le prime indicazioni su quello che sarà la riforma fiscale e il suo intreccio con l’entrata a regime del fisco municipale.
Ieri Giulio Tremonti ha colto l’occasione della presentazione del rapporto della Corte dei conti per ribadire che senza la tenuta dei saldi di finanza pubblica la pur insufficiente crescita dell’economia italiana non ci sarebbe stata. «Primum vivere» ha insistito il ministro respingendo al mittente sia le rappresentazioni di quanti sostengono che la crisi è finita sia le interpretazioni «discutibili» dei dati Istat sulla povertà perché, nonostante le situazioni di difficoltà, «la ricchezza in Italia non è scesa in questo decennio, ma anzi è salita». Un altro passaggio polemico Tremonti l’ha dedicato alle recenti affermazioni di Luca Cordero di Montezemolo sui cittadini «azionisti del Paese». «La dimensione dell’azionista va limitata all’economia». E questo anche perché «ai valori mobiliari preferisco quelli civili». Replica Montezemolo: bisogna «rispondere del proprio operato ai cittadini che, li si chiami come piaccia, azionisti o non azionisti, sono la fonte di legittimazione del potere politico».
La strada imboccata per le riforme che dovranno portare a una maggiore crescita è quella decreto sviluppo, ha concluso Tremonti, e da lì si deve continuare con un’azione di governo che si ispira a un’idea ereditata da Cavour: «Tutto è aperto a formule costruttive ma considerando il giusto mezzo e l’energica moderazione».


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