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Sconti sul patto estesi alle Province
Enti locali. In arrivo il Dpcm con una dote di 40 milioni che premierà il Sud

MILANO – Gli sconti sul Patto di stabilità 2011 si estendono anche alle Province, ma secondo una formula bizantina che sembra escluderne molte. Nel testo finale del Dpcm, che tra l’altro riserva 110 milioni di euro al Comune di Milano e 20 alla Provincia in relazione all’Expo (si veda Il Sole 24 Ore dell’11 febbraio) e che dovrebbe essere pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» di oggi, sono inseriti anche due commi destinati a distribuire un bonus da 40 milioni di euro, in termini di sconto sugli obiettivi del Patto, alle Province che hanno subito i tagli più pesanti ai trasferimenti statali. La dote dovrebbe essere indirizzata soprattutto alle Province del Mezzogiorno. Per accedere al bonus, infatti, occorre aver subito una sforbiciata ai trasferimenti erariali per una somma superiore al 7% delle spese correnti medie registrate fra 2006 e 2008. In questa condizione, fra le Province più grandi, rientrano per esempio Palermo e Catania: grazie ai moltiplicatori, che misurano il bonus in base al numero di abitanti e alla superficie dell’ente, le due Province dovrebbero assorbire da sole quasi il 18% della dote nazionale. Dalle prime verifiche, nulla dovrebbe andare a Napoli (nonostante i tagli da 19,9 milioni ai trasferimenti), e a Salerno (11 milioni di tagli), cioè alle Province che hanno subito la stretta più forte in valore assoluto ma che non rientrano nel parametro collegato alla spesa corrente. Più chiara la situazione dei Comuni, che nel Dpcm incontrano un tetto alle richieste del Patto commisurato alla loro dimensione demografica. La clausola di salvaguardia impedisce all’obiettivo di bilancio di superare una percentuale delle spese correnti medie registrate nel 2006/2008: il tetto è fissato al 10,5% per i Comuni sopra i 200mila abitanti, scende al 7% quando gli abitanti sono fra 20mila e 200mila e si attesta al 5,4% per gli enti fra 5mila e 20mila residenti. Il meccanismo così concepito finisce per limare le unghie al Patto di stabilità per circa 1.400 Comuni (si veda Il Sole 24 Ore del 2 febbraio), cioè la maggioranza degli enti soggetti ai vincoli di Finanza pubblica. Intanto, nel Rapporto 2011 della Corte dei conti (su cui si vedano anche i servizi a pagina 9) emergono i dati chiave del Patto di stabilità 2010. Ancora una volta i Comuni hanno superato abbondantemente l’obiettivo di comparto (812,8 milioni il surplus), e solo 50 sindaci hanno sforato le regole. Tutto bene, quindi? Nemmeno per sogno, perché il quadro è segnato da un’ulteriore frenata degli investimenti locali e, sul lato delle entrate, da una nuova impennata delle tariffe relative a rifiuti e servizi pubblici.

REGOLE ASTRUSE

Alla faccia della chiarezza
Dunque: si prendano gli abitanti, li si moltiplica per 1,963, e al valore così ottenuto si sommano i chilometri quadrati della superficie, moltiplicati per 248; si ottiene così lo sconto sul Patto per la Provincia, ma solo se il taglio ai trasferimenti ha superato il 7% della spesa corrente media 2006/2008. L’aspetto più strano di questa norma è che non è inventata, ma sarà scritta oggi in «Gazzetta».


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