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«Adesso i Comuni non possono più pagare per gli altri»
Intervista - Silvia Scozzese

«Il Dpcm correttivo del Patto 2011 è un risultato importante. Ora però bisogna subito rimettere mano alle regole per l’anno prossimo, perché la manovra è vicina e il meccanismo attuale è insostenibile». Atteso per mesi, il provvedimento di Palazzo Chigi che fissa una clausola di salvaguardia agli obiettivi del Patto, in termini di rapporto con la spesa corrente, che è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» di mercoledì scorso, semplifica agli enti la vita di quest’anno. «Il provvedimento – ricorda però Silvia Scozzese, direttore scientifico dell’Ifel – non risolve il problema strutturale, che il prossimo anno si presenterà in modo ancora più allarmante». Il Dpcm appena pubblicato è stato però concordato con gli enti locali. Non basta? Il provvedimento è un tassello importante della revisione generale delle regole che guidano il patto di stabilità, ed era indispensabile per non strozzare molti Comuni nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema. Il correttivo, però, vale solo per quest’anno, ma il 2012 rischia di essere ancora peggiore. In che senso? Il problema cresce perché l’anno prossimo è prevista un’ulteriore riduzione di risorse per un miliardo di euro. Il che rende ancor più pesante un sistema che, senza il correttivo, sarebbe già stato insostenibile nel 2011. Quindi? Non sembra possibile andare avanti a forza di aggiustamenti in corso d’opera… Infatti noi non chiediamo questo. Per gli enti locali è necessario avviare subito un confronto per scrivere una manovra condivisa. La premessa indispensabile è distinguere gli obiettivi tra Regioni, Province e Comuni: questi ultimi, come ha appena ribadito la Corte dei conti, hanno già risanato e anche nel 2010 hanno dato un contributo di un miliardo di euro superiore all’obiettivo assegnato. Se continuano a essere “confusi” nella Pa territoriale, rischiano di pagare sempre per altri. Questo «risanamento», però, ha prodotto vittime, come sanno le imprese in attesa dei pagamenti. Non esiste una via alternativa? Senza la rimodulazione degli obiettivi non se ne esce. Anche su questo aspetto, il passare del tempo aggrava la malattia. Nel 2010 il Governo ha sbloccato una quota, piccola, di residui passivi, mentre nel 2011 non c’è nessuna norma di questo tipo. I sindaci hanno i soldi in cassa, ma devono stringere ancora di più sui versamenti ai fornitori e dal territorio ci giungono segnali che molte amministrazioni hanno già cominciato a fermare i pagamenti. L’appuntento con il blocco della cassa, in pratica, ogni anno viene anticipato rispetto a quanto accaduto l’anno prima.


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