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La strada per superare le «montagne» dei residui
INTERVENTO

Lo schema di decreto legislativo sull’armonizzazione dei sistemi contabili delle Regioni, degli enti locali e dei loro enti e organismi, ha iniziato il suo iter nella Commissione Bicamerale e, come era prevedibile, uno dei temi su cui si è concentrata l’attenzione è il nuovo principio di competenza finanziaria contenuto nei principi generali o postulati. Nella formulazione del principio si è affrontato il problema dei residui passivi della pubblica amministrazione locale che registrano un andamento patologico, in un contesto di rilevante mancanza di controllo, sia in sede di formazione, sia nella programmazione e realizzazione dei pagamenti. Oggi non siamo in grado di determinare l’ammontare effettivo dei debiti delle amministrazioni pubbliche locali nei confronti dei cittadini e delle imprese perché non riusciamo a distinguere, nei dati di rendiconto, i residui a cui corrispondono effettive situazioni di debito da quelli che costituiscono mero accantonamento di risorse in attesa di impiego o altro ( i residui passivi, relativi alle spese finali, di Province e Comuni ammontano al 31 dicembre 2008 a 102 miliardi e al 31 dicembre 2009 a 97 miliardi). Come si possono dunque programmare e gestire i flussi di cassa del bilancio locale, i debiti degli enti e i vincoli del patto di stabilità interno, in una situazione di totale confusione contabile nella determinazione e classificazione dei residui passivi? Ancora più preoccupante è l’attuale asimmetria informativa relativamente alla spesa di investimento. A fronte dell’acquisizione delle risorse necessarie per la realizzazione dell’investimento si determinano per corrispondenza contabile la formazione dell’impegno e l’alimentazione dei residui passivi: questi ultimi permangono nelle evidenze contabili per tutto il tempo necessario alla realizzazione dell’investimento, e a volte oltre, non garantendo però il governo dei tempi per l’esecuzione dell’opera, il controllo dell’esigibilità dei residui e la programmazione dei pagamenti ai fornitori e alle imprese. Nel caso, poi, di finanziamento della spesa di investimento con il ricorso al l’indebitamento, oggi non rileviamo con evidenza e chiarezza contabile l’esistenza di debito a cui non corrispondono beni e utilità pubbliche pluriennali effettivamente realizzati e conseguiti. Allora il nuovo principio di competenza, garantendo la fondamentale e prioritaria copertura finanziaria dell’opera pubblica nella sua globalità, consente anche di modulare il “tiraggio” sul debito secondo gli effettivi fabbisogni (debiti e pagamenti). In ogni caso, anche in mancanza di un debito flessibile, che il principio incoraggia, e in generale utilizzando le altre fonti di finanziamento delle opere pubbliche, si consente di riportare costantemente nella programmazione annuale di bilancio i fondi destinati alla spesa d’investimento e non ancora esigibili: non è solo trasparenza contabile, è conoscenza e controllo dei tempi di esecuzione delle opere pubbliche, della tempestività dei pagamenti della pubblica amministrazione, potenziamento della fase di competenza e avvicinamento alla fase effettiva di cassa. Sul versante delle entrate il riferimento all’esigibilità delle obbligazioni attive garantisce l’effettività della copertura finanziaria della spesa e la veridicità degli equilibri finanziari dei bilanci locali. Ogni anticipazione di impieghi di risorse, non esigibili o disponibili, è vietata. Allora ci chiediamo, pur comprendendo le valutazioni che fanno prevalere una visione “giuridica” sul tema, se possiamo perdere un’occasione unica per fare chiarezza nei conti pubblici delle Regioni degli enti locali e dei loro enti e organismi. Del resto il periodo di sperimentazione che il decreto prevede per i nuovi principi generali e applicati potrà servire per fugare i dubbi e per apportare, eventualmente, i correttivi necessari. Siamo convinti che ogni processo innovativo comporti interrogativi e incertezze, ma ciò che auspichiamo è che rimanga salda la finalità del nuovo principio contabile: nessuno che abbia a cuore la conoscibilità, chiarezza e attendibilità dei conti pubblici dovrebbe avere timori.


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