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Ispettori in campo per accelerare il porta-a-porta
Grandi comuni. Tra controlli e sanzioni

Cresce, ma al rallentatore, la raccolta differenziata nelle grandi città italiane. I dati relativi ai primi mesi dell’anno mostrano un incremento rispetto al 2010. Ma il tasso è lento, troppo per pensare di raggiungere davvero l’obiettivo di legge (definito con il Dlgs 3 dicembre 2010, n. 205) che fissa al 65% la soglia di differenziata in tutto il Paese entro il 31 dicembre 2012. Le disparità sono vistose tra Nord e Sud e tra piccoli e grandi Comuni. Sono proprio le città più grandi a fare fatica, perché ci vorrebbero più investimenti per estendere la raccolta “porta a porta”, unica chiave di volta per dare una vera accelerata alla differenziazione. Ma più i territori sono ampi, più è costoso. Così, il dato di oltre il 40% di Torino e Firenze, che rappresenta il picco tra i capoluoghi, viene superato da tante province e piccoli comuni, e non solo al Nord. Basti pensare al 71% di Anacapri (Napoli). E mentre la crescita langue, i capoluoghi cercano almeno di far rispettare le regole, dotandosi di veri e propri “ispettori” per multare chi sgarra. A Torino, forte del suo 42,8%, solo metà della popolazione (circa 400mila abitanti) è servita dal porta a porta. Così, in alcuni quartieri si arriva a punte del 70%, ma in altri si è fermi anche al 30%. Qui, da inizio anno, sono attivi i 18 “accertatori ambientali” dell’azienda rifiuti (Amiat), che in poco più di quattro mesi hanno elevato alcune centinaia di infrazioni. «Non molte, si cerca più di sensibilizzare che di multare» dicono dall’Amiat. Milano, invece, è caposcuola in fatto di sanzioni. Sulla raccolta (leggermente in aumento al 34,2%) vigilano 24 accertatori dell’Amsa, insieme alla polizia locale. Nel 2010 hanno prodotto 38.984 sanzioni e sono già 12.250 nei primi 4 mesi dell’anno. «Nella maggior parte sono dirette ai condomini. Sono rari i casi in cui si riesce a risalire al singolo cittadino» spiegano dall’Amsa. I casi più frequenti sono l’esposizione errata dei cassonetti rispetto all’orario di raccolta e la mancata separazione delle sostanze, che si pagano con multe che vanno circa da 50 a 200 euro. Chissà cosa accadrebbe a Firenze, dove già la percentuale è la più alta (44,7%, in crescita rispetto al 2010) se fioccassero le multe? Ad oggi sono attivi 10 “ispettori ambientali” della società Quadrifoglio, ma devono dividersi su ben 12 Comuni e da inizio anno sono stati emessi appena 31 verbali. Dove invece si stanno dando da fare è Genova: i 12 ispettori Amiu hanno già emesso 367 multe per la differenziata, superando di gran lunga il totale di 250 dell’intero 2010. Qui il dato complessivo resta intorno al 30%, soprattutto per le difficoltà di estendere il porta a porta nelle tortuose vie del centro. A Roma, oggi sono serviti dal porta-a-porta circa 170mila (erano 30mila nel 2008) e la raccolta è al 24% totale (con l’obiettivo dell’azienda Ama di arrivare al 27% entro fine anno). Al Sud si trovano le situazioni di maggior ritardo. Napoli resta ancorata a una percentuale attorno al 18%, ma con una lieve diminuzione rispetto al 2009. Il Piano rifiuti 2008-2009 prevedeva di arrivare almeno al 56% nelle zone servite dal porta-a-porta e del 22% dove c’è la raccolta stradale. Anche qui, però, il personale dell’Asia supporta la polizia municipale per le multe: si pagano da 25,82 fino a 154,9 euro per l’utilizzo dei contenitori per materiali diversi da quelli cui sono destinati. Va peggio Palermo, attualmente siamo al 9%. Però, secondo la società di raccolta Amia, il miglioramento sarà rapido visto che solo nel 2010 è iniziato il porta-a-porta, che oggi serve circa un quinto della popolazione (100mila abitanti) e in alcuni di questi quartieri si raggiunge anche il 60%. Le multe sono compito della polizia municipale «ma il sistema è debole, si fanno poche multe a fronte di numerosi comportamenti errati, per questo si sta pensando all’istituzione di guardie ecologiche» spiegano dall’Amia.


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