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Riforma fiscale, menù pronto
Dopo i ballottaggi - Le leve del rilancio economico

ROMA – La riforma fiscale è un cantiere aperto. Quello che è cambiato dopo il voto delle amministrative è l’agenda. Ancora prima di conoscere l’esito finale dei ballottaggi, Tremonti la scorsa settimana ha riunito i suoi tecnici per fornire i primi input. Ha sconvocato i tavoli fiscali, inizialmente fissati per lunedì scorso, e ha convocato per oggi un confronto diretto con i quattro tecnici responsabili per tirare le somme del lavoro svolto dall’ottobre scorso finora. Un lavoro partito dal basso, con l’intento di realizzare una fotografia quanto più nitida possibile delle inefficienze e storture del-l’attuale sistema tributario. Dal confronto operativo dei quattro tavoli tecnici, cui siedono esperti fiscali, dovrebbero arrivare anche indicazioni più importanti sulle possibili risorse da recuperare per finanziare il fisco del futuro. Che, per Tremonti, è un obiettivo di fine legislatura. Tempi che ora sono diventati troppo lunghi e che non coincidono più con le richieste della sua stessa maggioranza, e non solo. Una riforma fiscale da fare subito l’ha chiesta apertamente, negli ultimi giorni e a più riprese, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Ieri il Governatore Mario Draghi, pur plaudendo alla scelta del ministro dell’Economia di anticipare a giugno la manovra triennale per centrare il pareggio di bilancio nel 2014, ha sottolineato l’importanza di procedere al taglio delle aliquote sui redditi dei lavoratori e delle imprese (si veda il servizio a pagina 9). Nella serata di ieri è arrivato, poi, il pressing di Silvio Berlusconi. Nel dichiarare che si farà la riforma fiscale, il premier ha ribadito «senza polemica» che Tremonti aprirà i cordoni della borsa, non è lui che decide ma propone. E a questa proposta Tremonti sta lavorando. Con l’intenzione di accorciare i tempi e, compatibilmente con la manovra triennale in preparazione, si potrebbe arrivare alla delega fiscale anche prima dell’estate. Il nodo da sciogliere resta quello delle risorse. Sulla base delle somme che saranno recuperate dall’analisi degli sprechi, nonché dallo sfoltimento della giungla delle tax exependitures, si potranno fare scelte che, come aveva detto Tremonti nell’ottobre scorso, non dovranno essere una semplice sommatoria di aggiustamenti marginali, ma dovranno essere un cambiamento radicale del sistema fiscale attuale. La relazione sugli sprechi da tagliare, realizzata dal tavolo coordinato da Piero Giarda, è oramai chiusa, mancano gli ultimi dettagli e le associazioni di categoria hanno già inviato i propri contributi. Sulle agevolazioni prosegue il lavoro di classificazione impostato da Vieri Ceriani. Martedì prossimo, fatti salvi nuovi cambi di agenda, è prevista una nuova riunione per arrivare a codificare in 11 distinte categorie tutte e 476 le agevolazioni per le quali oggi lo stato spende 196,302 miliardi di euro. Sulla base di questa analisi poggia, dunque, gran parte della riforma fiscale. Terminata a breve questa ricognizione sarà il momento delle scelte politiche. Quattro sono i filoni che secondo Tremonti andranno comunque sostenuti: la famiglia, e qui la richiesta politica è quella di arrivare al quoziente familiare o al cosiddetto fattore famiglia; il lavoro, con la riduzione del prelievo spostandolo dalle persone alle cose e dunque su consumi e patrimoni; l’ambiente e la ricerca. Arriverà poi lunedì la relazione affidata al presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, sul sommerso e la stima dell’evasione. Altra strada da battere per recuperare le risorse necessarie al nuovo fisco.


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