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Il federalismo pareggia i conti
Finanza pubblica. Accordo fra Governo ed enti locali sui meccanismi che completano la transizione al nuovo sistema

MILANO – Risorse in più per 218 Comuni, conti in pari per 4.657 sindaci e perdita lievissima, mai oltre lo 0,28% delle spettanze, per gli altri 1.835, tutti superiori ai 5mila abitanti. È il risultato del debutto della compartecipazione Iva e del fondo sperimentale di riequilibrio che deve accompagnare i Comuni da qui al 2013, nei primi tre anni di attuazione del nuovo fisco municipale, definiti ieri dall’accordo fra Governo e amministratori locali in Conferenza Unificata e Stato-Città. Il confronto con il vecchio sistema, naturalmente al netto dei tagli agli assegni statali operati con la manovra estiva 2010, mostra per l’anno d’esordio variazioni minime, secondo l’esigenza condivisa dal Governo e dai sindaci (si veda Il Sole 24 Ore del 28 maggio): «Arrivando a giugno – spiega Luca Antonini, presidente della Commissione tecnica per l’attuazione del federalismo fiscale – non sarebbe stato possibile prevedere grosse variazioni ai bilanci locali. L’importante è l’introduzione di un meccanismo virtuoso, che slega le assegnazioni dalle scelte politiche stratificate alla base dei vecchi trasferimenti, e che dal 2012 potrà produrre effetti maggiori anche per l’introduzione progressiva dei fabbisogni standard». La distribuzione avverrà in due tranche, a giugno (i 2/3) e a novembre. La prima urgenza del fondo sperimentale, che vale 8.376 milioni di euro e interessa 6.700 Comuni delle Regioni a Statuto ordinario, è stata quella di cambiare le regole senza mettere in difficoltà i bilanci. Per questa ragione, oltre alla quota del 30% (2.513 milioni) che in virtù del decreto legislativo 23/2011 deve essere assegnata in proporzione agli abitanti, la fetta di risorse che segue il peso di ogni Comune nei tributi immobiliari devoluti è limitata per quest’anno al 10%, vale a dire 837,6 milioni. Il resto serve per compensare la perdita di risorse che il nuovo sistema, fondato sulla somma di compartecipazione Iva e fisco del mattone, produrrebbe negli enti più poveri dal punto di vista della capacità fiscale. A questo scopo sono destinati 5.062 milioni, cioè il 60% del fondo, con una quota da 1.195 milioni riservata agli enti fino a 5mila abitanti. Nel caso dei piccoli Comuni, infatti, la perequazione è assoluta, e garantisce che nessuno perda un euro rispetto alla distribuzione che sarebbe scaturita dal vecchio sistema, mentre per gli altri è sostanziale, e fissa allo 0,28% dell’assegno totale il «sacrificio» massimo. Le garanzie ottenute soddisfano gli amministratori locali: «È importante il cambio di meccanismo – conferma Graziano Delrio, delegato Anci per la finanza locale ?, ma il tutto avviene in un contesto di tagli. Per incrementare gli effetti dall’anno prossimo, oltre a calcolare bene i fabbisogni standard, bisognerà monitorare puntualmente il fisco immobiliare, che rischia di avere un gettito inferiore a quello previsto». Alla fine, ogni Comune riceve la compartecipazione Iva, le quote di fondo legate al numero di abitanti e ai tributi immobiliari e quella che serve a pareggiare i conti. In 218 enti, però, le prime due voci bastano da sole a superare il livello dei vecchi assegni (tagliati dalla manovra), e il conto è in positivo: in qualche caso, da Rosolina (Rovigo) a Castelnuovo di Porto (Roma), fino a Sirmione (Brescia) o Pomezia (Roma), le differenze sono profonde, mentre nella maggioranza degli enti «fortunati» il guadagno rispetto alle spettanze è intorno al 10% (oggi in serata tutti i numeri saranno pubblicati sul sito dell’Ifel).


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