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Permessi agli statali: con la stretta un taglio del 2%
Pubblico impiego - Gli effetti della riforma

Il riordino dei permessi di lavoro approvato la scorsa settimana ha riacceso i riflettori sui dipendenti statali. Perché se è vero che le nuove norme sui congedi riguardano tutti i lavoratori, al centro dell’attenzione c’è sempre il pubblico impiego, dove si registrano assenze retribuite per oltre 32 milioni di giornate di lavoro l’anno (ferie e malattie escluse) a beneficio del 9% dei dipendenti, mentre nel privato la quota è intorno al 2 per cento. E se la cura Brunetta ha prodotto buoni risultati sulle assenze per malattia – «fenomeno ridotto del 32% in 34 mesi» secondo quanto riferito dal ministero della Funzione pubblica – e ha posto un freno al fenomeno dell’assenteismo, con una riduzione dei permessi retribuiti del 2% (600mila giornate in meno in un anno), restano però alcune zone d’ombra. A partire dai congedi per l’assistenza ai disabili, sui quali si è concentrata la stretta maggiore (si veda l’articolo sotto). L’anno scorso, stando ai dati raccolti finora da Palazzo Vidoni, 244.997 dipendenti pubblici (il 7,4% del totale) hanno beneficiato di un permesso o un congedo per assistere un figlio o un parente con handicap, come previsto dalla legge 104 del 1992. In tutto 4,8 milioni di giornate, riferite al 75,4% delle amministrazioni censite, che dovrebbero tradursi in 6 milioni di giornate proiettate sull’intero universo. «Una stima ipotetica – precisano dalla Funzione pubblica – elaborata sulla base delle informazioni fornite dal Conto annuale per il 2009, anche se è chiaro che, essendo la rilevazione ancora in corso, il dato fornito a tutt’oggi è destinato sicuramente ad aumentare». Se la previsione troverà conferma nei numeri definitivi, il 2010 si attesterà di poco al di sopra dei 5,9 milioni di giorni certificati dalla Ragioneria dello Stato nel 2009, ma quasi il 60% in più rispetto ai 3,9 milioni del 2006. Sulla base della rilevazione condotta dal ministero guidato da Renato Brunetta emerge che in assoluto è la scuola il comparto con i maggiori beneficiari di permessi per assistenza ai disabili (42%), seguita a lunga distanza dai Comuni (15%): insieme i due settori registrano un costo totale di oltre 340 milioni. A livello territoriale, invece, la richiesta di permessi per la legge 104 si concentra al Sud e isole (37%), con il Nord al 35% e il Centro al 28 per cento. Spostando l’obiettivo sulle assenze retribuite per maternità e congedi parentali – altro capitolo su cui interviene il decreto legislativo di riordino – il trend risulta in discesa di circa 2 milioni di giornate di permesso l’anno, mentre crescono della stessa consistenza tutti gli altri permessi e assenze retribuite. Il nuovo impianto normativo prevede anche alcune restrizioni in merito alle aspettative in capo ai dipendenti pubblici per i dottorati di ricerca, che riguardano alcune migliaia di lavoratori (circa 6mila l’anno, provenienti soprattutto da Regioni e autonomie locali). Il decreto appena varato prevede che in caso di interruzione del rapporto di lavoro, nei due anni successivi, i dottorandi dovranno restituire quanto intascato durante il congedo.


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