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Il nuovo sprint delle rinnovabili
Energia & acqua - Quale futuro dopo i referendum

ROMA – Via «alla nuova suddivisione delle fonti» annuncia Paolo Romani, ministro dello Sviluppo. Nucleare archiviato senza problemi, visto che il referendum «conferma una scelta già fatta dal Governo» azzarda il ministro. Che rilancia la promessa di una conferenza nazionale entro fine anno per varare il piano energetico nazionale atteso da almeno un ventennio. Il gas metano accompagnerà la transizione ma lo sviluppo delle rinnovabili sarà obiettivo primario, giura Romani rinvigorendo appetiti e strategie in campo. La “torta” vale, in teoria, i 13mila megawatt del piano nucleare appena abortito, equivalente ad un quarto della nostra potenza di generazione elettrica. In realtà non è così ricca. Il nucleare doveva accelerare la parziale sostituzione del metano, che a questo punto non smobiliterà visto che proprio negli ultimi anni ha regalato al nostro paese una gran quantità di nuove centrali, e con esse il passaggio da una generazione in risicato equilibrio a una sovrabbondanza: 70mila megawatt su una richiesta di picco poco superiore ai 50mila. La nuova corsa al futuro può comunque iniziare. «Dalle biomasse un potenziale equivalente a tre centrali nucleari» giura la Coldiretti, pronta a mobilitare i campi. Ma è tra gli operatori delle altre rinnovabili che vengono i segnali certamente più accorati. Con qualche contraddizione. Quadro normativo efficace dopo le polemiche dei mesi scorsi sulla la revisione-contrazione degli incentivi sfociata nel “quarto conto energia” per il fotovoltaico? Prima doverosa osservazione: il provvedimento sul fotovoltaico deve essere seguito (e siamo in ritardo) dal nuovo quadro di incentivi, e relativi decreti, per tutte le altre rinnovabili: solare termico, eolico, geotermia, e appunto le biomasse. Per non parlare della grande miniera energetica ancora in gran parte da sfruttare: l’efficienza. Su quest’ultimo versante Romani promette velocità: la bozza di un nuovo provvedimento sarà pronta a giorni per essere confrontata con la Conferenza Stato-Regioni. Prenderà le mosse, a quanto si apprende, dalle indicazioni formulate nei mesi scorsi da Confindustria: incentivi alla sostituzione di apparati elettrici con quelli più efficienti, impulso alla coibentazione degli edifici e alla microgenerazione distribuita. Ma intanto come se la cava l’industria del fotovoltaico che tanto aveva animato il dibattito (e le polemiche) sul quarto conto energia? Complessivamente bene, fa sapere Paolo Mutti, amministratore delegato di Eems e Solsonica, il gruppo laziale che costruisce pannelli solari ad altissimo contenuto di componentistica italiana. Non abbastanza bene, gli fa però eco Massimo Sapienza, presidente di AssoEnergieFuture. Sapienza chiede in sostanza di ripristinare i vecchi incentivi attutiti ad aprile scorso proprio in nome del’abbandono nucleare e delle nuove promesse sulla rinnovabili, nonostante il nuovo sistema garantisca comunque una redditività assai superiore rispetto all’ultima revisione adottata in Germania (si veda Il Sole 24 Ore del 6 maggio). Incentivi italiani soddisfacenti, incalza Mutti. Dopo alcuni mesi di stallo «il settore – spiega – è ripartito con una forte spinta per raggiungere il maggior numero possibile di connessioni prima dell’inizio di settembre». Tant’è che «Solsonica è fully booked fino alla fine di agosto ed ha ripreso a lavorare a pieno ritmo, tre turni al giorno, sette giorni su sette». Certo, «le maggiori incognite sono legate all’ultimo quadrimestre» perché «l’introduzione del meccanismo del decalage mensile degli incentivi, dell’iscrizione a registro e della graduatoria per i grandi impianti sono elementi normativi che generano incertezza». Comunque «il Quarto Conto Energia – spiega Mutti – è da accogliere positivamente per varie ragioni. Anzitutto è riuscito a garantire quell’orizzonte temporale necessario ad ogni imprenditore nel definire piani e progetti industriali di medio-lungo termine. Inoltre riconosce una maggiore premialità laddove esiste coincidenza tra punto di produzione e punto di consumo». «Particolarmente apprezzabili» sono poi «alcuni elementi di novità. Primo fra tutti l’incremento tariffario del 10% previsto per impianti realizzati prevalentemente con componenti e moduli costruiti in Europa». Provvedimento «invidiato e considerato coraggioso persino dai nostri colleghi tedeschi, che dovrebbe riportare in equilibrio il gap competitivo negativo dei produttori europei verso prodotti di provenienza Far East».


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