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Allo studio il piano per la scuola
Istruzione. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato il ministero rassicura: da tempo al lavoro sul problema dell'edilizia

«Avevamo già da tempo avviato accertamenti per la preparazione del piano generale per l’edilizia scolastica». Risponde così il ministero dell’Istruzione sulla esecuzione della sentenza del Consiglio di stato 3512 che, dando il via libera alla class action del Codacons, già accolta dal Tar Lazio, condanna il Miur e il ministero dell’Economia a emanare il piano (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Non è chiaro se il Ministero attinga alla vecchia anagrafe dell’edilizia scolastica, ormai desueta, o al “monitoraggio” del 2009 che voleva mappare il rischio degli elementi non strutturali degli edifici scolastici (in seguito alla morte di un alunno per la caduta di un controsoffitto) ma che non fu mai portato a termine. Quel che è certo è che i dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, per quanto incompleti e ormai datati, non sono mai stati resi pubblici. Regna il totale silenzio anche su quale sarebbe il numero di scuole coinvolte nel piano, su quante risorse serviranno, e su dove si reperiranno i fondi. Il ministero delle Infrastrutture calcola che per la sola messa a norma antisismica servirebbero 13 miliardi di euro. Intanto, poco o nulla si sa dei fondi Fas che furono destinati soprattutto al Nord (mentre sarebbero dovuti andare per l’85% al Sud). Si tratta della prima tranche di 358,4 milioni che facevano parte del piano per la messa in sicurezza delle scuole da un miliardo di euro che il Governo avrebbe dovuto programmare in base alla delibera Cipe del 6 agosto 2009. Per il terremoto in Abruzzo furono stornati 226,5 milioni. In seguito, il Cipe aveva sbloccato i 358milioni sopra citati. Del miliardo a disposizione, resterebbero ancora da spendere 426 milioni. Per il 2011 e il 2012 non sono stati previsti finanziamenti per l’edilizia scolastica. A questo, va aggiunto il patto di stabilità che pesa sugli enti locali proprietari delle scuole: anche quelli più ricchi, infatti, pur volendo, non possono spendere le risorse disponibili per sistemare il patrimonio edilizio scolastico. Un’altra questione che andrebbe affrontata è quella degli indici di edilizia scolastica (le norme che stabiliscono i parametri per la sicurezza come ad esempio quella dei 25 alunni per circa 50mq di aula) che risalgono al 1975. Il ministero dell’Istruzione avrebbe dovuto emanarne di nuovi secondo la legge 23/96. Domani intanto, alla conferenza nazionale sull’edilizia scolastica dei democratici, il Pd presenterà una proposta di legge per l’avvio di una Commissione parlamentare di inchiesta sul tema. «Vogliamo sapere – afferma Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria nazionale Pd – dove sono finite le risorse, vogliamo che sia abolito il vincolo del patto di stabilità per gli edifici scolastici, che si ritorni ai finanziamenti della legge 23, che si vada a fondo sulla conoscenza della condizione di emergenza nazionale in cui versano le scuole». Il 5 luglio, al Tar Lazio, si terrà l’udienza per decidere sul ricorso sottoscritto da un cartello di genitori, insegnanti e studenti di tutta Italia contro la circolare ministeriale 21 che determina i tagli del personale docente del prossimo anno: 20mila posti in meno per i professori e 14mila per i non docenti.


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