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Regioni in prima linea per il social housing
Edilizia. Gli strumenti legislativi locali e il sistema dei fondi immobiliari

Si allunga la lista delle Regioni che si stanno attrezzando per costituire e sottoscrivere quote di fondi immobiliari chiusi che investono per realizzare anche alloggi di edilizia residenziale sociale. La preoccupazione è di non farsi trovare impreparate per accogliere i finanziamenti del Fondo investimenti per l’abitare, promosso dalla Cassa depositi e prestiti, dall’associazione delle fondazioni bancarie e dall’Abi, per dare attuazione al piano casa promosso dal Governo con l’articolo 12 della legge 133/2008. Il complesso degli investimenti attivabili supera i 2 miliardi di euro, da utilizzare per sottoscrivere fino al 40% del capitale dei fondi promossi a livello locale. È un’occasione che le Regioni non vogliono perdere. Il piano dell’Emilia Romagna. Le commissioni consiliari competenti hanno trasmesso all’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, per la definitiva approvazione nella sua prossima seduta, il progetto di legge promosso dalla giunta per disciplinare la partecipazione della Regione ai fondi immobiliari chiusi aventi – tra le proprie finalità – anche la realizzazione di alloggi da offrire a condizioni più convenienti di quelle di mercato. La Regione potrà sottoscrivere quote dei fondi, che operano sul suo territorio, sia con conferimenti in danaro sia apportando beni immobili. All’assemblea legislativa sarà affidato il compito di definire le linee strategiche da perseguire con la legge mentre la giunta emanerà i bandi per la selezione dei fondi ai quali partecipare. I criteri generali ai quali attenersi sono, però, già indicati nel progetto di legge. La procedura a evidenza pubblica per la selezione dei fondi nei quali investire deve considerare, tra gli altri parametri: – la quota dell’investimento immobiliare che i concorrenti prevedono di destinare all’edilizia residenziale sociale; – i canoni che ad essi si ipotizza di applicare; – la durata e le regole di gestione del fondo. Un parametro di valutazione al quale la Regione presterà particolare attenzione è l’impegno dei fondi a realizzare investimenti che privilegino gli interventi di recupero e di riqualificazione con conseguente contenimento del consumo di terreno agricolo. Le altre Regioni. Risale all’agosto del 2009 la normativa (articolo 30 della legge regionale 22/2009) che dà alla Regione Piemonte la possibilità di aderire, con una dote di 2,5 milioni di euro e fino dalla loro fase costitutiva, sia ai fondi immobiliari promossi in attuazione del piano casa sia a quelli promossi al di fuori di esso da fondazioni bancarie e da investitori istituzionali qualificati pubblici e privati. Per la selezione delle iniziative alle quali partecipare, la legge considera la dimensione del fondo, il coinvolgimento della Regione nelle scelte strategiche, l’apporto finanziario a essa richiesto e la costante possibilità di verificare gli investimenti in corso d’opera. È esclusa la partecipazione a fondi che direttamente o indirettamente perseguono finalità speculative. Il Veneto e la Lombardia hanno scelto di partecipare alla promozione dei fondi immobiliari anche attraverso le loro società finanziarie regionali. A Venezia il legislatore regionale (articolo 85, legge regionale 1/2008) ha messo a disposizione 5,5 milioni di euro per aderire alla costituzione, anche attraverso Sviluppo Veneto, di un “fondo immobiliare etico” chiuso, istituto con le fondazioni bancarie, per la realizzazione e il recupero (o anche l’acquisto) di alloggi destinati alla locazione a canone calmierato. Il parlamentino regionale lombardo già nel 2004 (articolo 2 della legge regionale 5/2004), aveva autorizzato la giunta a promuovere attraverso Finlombarda Gestioni, la costituzione e gestione di fondi immobiliari e a sottoscrivere quote di quei fondi o di quelli promossi da altri soggetti. Il raggio di azione entro cui la Regione è autorizzata a muoversi sembra molto ampio, considerato che la norma fa riferimento a «fondi immobiliari nell’ambito delle politiche volte ad ampliare l’offerta di alloggi», senza alcun riferimento ai fondi chiusi da un lato e agli alloggi di edilizia residenziale pubblica dall’altro. Intanto nel Lazio la giunta regionale promette un’accelerazione nell’approvazione di una normativa che permetta anche agli ex Iacp di promuovere fondi immobiliari locali.

Le esperienze sul campo
In alcune regioni l’housing sociale realizzato con il ricorso a fondi immobiliari chiusi sta entrando nella fase operativa.

Veneto Casa è il fondo immobiliare chiuso promosso dalla Regione e dalla fondazione della Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, con l’obiettivo di investire 75 milioni di euro per accrescere l’offerta di alloggi in affitto a basso canone per immigrati, giovani coppie, famiglie monoreddito. Finora ne sono stati sottoscritti poco meno di 20 e la società di gestione della Cassa depositi e prestiti si è dichiarata disponibile a partecipare all’iniziativa.
In Emilia Romagna è stato costituito il fondo Parma social house, con la partecipazione del Comune (che ha messo a disposizione le aree a un prezzo molto basso), degli imprenditori locali, della fondazione della cassa di risparmio. La Cdp ha messo a disposizione 25 dei quasi 140 milioni di euro necessari per realizzare, in tre anni, 852 alloggi, di cui 252 in locazione a basso canone, 420 per la vendita e 180 in locazione con possibilità di riscatto all’ottavo anno. Si propone una dotazione di una cinquantina di milioni di euro
Abitare sostenibile in Piemonte il fondo immobiliare promosso da Regione Piemonte e nove fondazioni bancarie che per fronteggiare l’emergenza abitativa affitterà alloggi a canoni del 25-30% inferiori rispetto a quelli di mercato. A Crema è stata posta la prima pietra degli alloggi realizzati dal Fondo abitare sociale 1, promosso dalla fondazione Cariplo.


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