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Fiducia «larga» sul decreto sviluppo
Misure per la crescita - Il voto di Montecitorio

ROMA – Il Governo sul decreto sviluppo incassa la sua quarantaquattresima fiducia con 317 sì, 293 no e 2 astensioni. Dopo il via libera pomeridiano a una serie di ordini del giorno (si veda il servizio qui a fianco), il provvedimento è stato licenziato dalla Camera nella serata di ieri con 308 sì. Ora il testo, più che blindato, passa all’esame del Senato per il via libera definitivo che dovrà arrivare entro il prossimo 12 luglio. Il decreto esce dalla Camera con due soli articoli aggiuntivi: il 2-bis che reintroduce il credito d’imposta per gli investimenti al Sud; l’8-bis che interviene sulla centrale rischi per l’erogazione del credito. Un’impresa non facile per il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, chiamato dal Governo a tenere la barra dritta su un provvedimento omnibus di semplificazione e rilancio ma costo zero per le casse dello Stato. Tra le novità principali introdotte dalla Camera spicca lo stralcio del diritto di superficie sulle spiagge. Tema che sarà riproposto dal leghista Gianluca Pini già la prossima settimana con l’esame della Comunitaria 2010. Viene confermata l’istituzione dei distretti turistici (nel testo originario si parlava di turistico-alberghieri), la cui individuazione sarà realizzata anche con l’assenso dell’Economia. Sui crediti d’imposta alle imprese il decreto propone un tris di bonus finanziati, con l’ok della Ue, con i fondi europei. A quello sulla ricerca che varrà anche per gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, nonché a quello sull’occupazione al Sud, si è aggiunta la riapertura della Tremonti Sud, ovvero del credito d’imposta automatico per le imprese che investono nel Mezzogiorno. Ovviamente nei limiti delle risorse stanziate dal Governo. Più articolato il pacchetto sulla riscossione. In primo luogo per gli accertamenti esecutivi in arrivo dal 1° luglio la sospensiva dell’espropriazione forzata passa da 120 a 180 giorni. Cade sul filo di lana la responsabilità dei giudici tributari lumaca puniti con la radiazione e il danno erariale. Le imprese non potranno che sperare in una maggiore efficienza della giustizia tributaria e nella riduzione dal 50 al 30% delle somme provvisorie dovute per i ricorsi contro le pretese del fisco. Da una parte, poi, Equitalia allenta la presa sui contribuenti, mentre dall’altra rimette nelle mani dei Comuni la riscossione delle loro entrate. Così le ganasce fiscali per importi sotto i 2.000 euro lasciano il passo a due solleciti di pagamento. Mentre su ipoteche ed espropri, oltre a una comunicazione preventiva, l’agente della riscossione non potrà utilizzare le misure cautelari per debiti inferiori ai 20mila su immobili adibiti ad abitazione principale. Se invece non si tratta della prima casa e l’iscrizione al ruolo non è più contestabile, l’asticella per ipoteche ed espropri resta fissa sugli attuali 8mila euro. Inoltre scompare ogni forma di anatocismo degli interessi sui ruoli. La modifica sarà valida però solo per le cartelle future. Sul fronte scuola, dopo la cancellazione della norma salva precari, il decreto licenziato dalla Camera prevede che i cosiddetti precari “storici” percepiranno un assegno annuale pari all’incirca alla metà dello stipendio, la precedenza assoluta nel conferimento delle supplenze e alla partecipazione a progetti per attività di carattere straordinario. Nuove graduatorie ogni 3 anni. Chi insegna in zone disagiate maturerà più punti. Tra le misure sul credito le principali novità riguardano la limitazione per le banche dello ius variandi sui contratti di mutuo erogati alle imprese. Le modifiche unilaterali alle clausole dei contratti di mutuo dovranno essere definiti al momento della stipula del contratto e non in corsa. Per altro saranno possibili solo al verificarsi di specifici casi, eventi e condizioni. Sui mutui casa, invece, il decreto amplia la platea dei destinatari della disciplina sulla rinegoziazione dei finanziamenti ipotecari a tasso variabile. In particolare, l’importo dei mutui rinegoziabili è elevato da 150 mila a 200 mila euro. Saltano le modifiche al Codice della proprietà industriale introdotte nel testo originario che prevedeva che la tutela del diritto d’autore sul design non si estendesse alle opere e ai complementi d’arredo realizzati prima del 2001. Diverse le modifiche introdotte in materia di opere pubbliche. Tra queste una del Pd secondo cui si chiarisce che il prezzo più basso sarà determinato al netto delle spese relative al costo del personale, valutato sulla base dei minimi salariali dei contratti nazionali. Al tempo stesso verranno esclusi i costi della sicurezza nel luoghi di lavoro.


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