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Negli enti locali alleanze graduali
Pubblica amministrazione. All'esame della conferenza unificata il Dpcm sulla razionalizzazione per i piccoli comuni

MILANO – Almeno due «funzioni fondamentali» associate dal 1° gennaio prossimo, quattro dal 1° gennaio 2013 e tutte e sei dal 2014. È il calendario delle gestioni associate obbligatorie previste per i Comuni fino a 5mila abitanti dalla manovra salva-deficit dell’anno scorso (articolo 14, comma 28 del Dl 78/2010). Il tema, dopo aver alimentato accese discussioni estive nei quasi 5.700 Comuni (il 70% del totale) interessati dall’obbligo di unirsi, era poi finito in sordina per la mancanza del decreto attuativo. Ora il Dpcm rispunta, è nell’ordine del giorno della Conferenza unificata in programma oggi (sempre che le tensioni fra Governo e Regioni non facciano slittare tutto il sistema delle conferenze alla prossima settimana), e soprattutto prevede per gli enti locali un calendario stringente e più di un rebus applicativo. Le «funzioni fondamentali» da associare, nell’eterna mancanza del Codice delle autonomie, sono le sei elencate dalla legge delega sul federalismo fiscale (sono le stesse oggetto dei questionari sui fabbisogni standard, e sono individuate dall’articolo 21, comma 3 della legge 42/2009): amministrazione generale, polizia locale, istruzione pubblica, viabilità e trasporti, territorio e ambiente (tranne l’edilizia residenziale pubblica) e settore sociale. L’obiettivo dichiarato di “razionalizzare” le piccole amministrazioni creando aggregazioni di almeno 5mila abitanti, prima di tutto, sembra allontanarsi da subito, perché lo stesso decreto attuativo contiene in sé il meccanismo per aggirarlo. Le aggregazioni, infatti, secondo la bozza dovranno raggiungere un livello demografico pari almeno al quadruplo degli abitanti del Comune più piccolo fra quelli associati. Tradotto in pratica: se il Comune di Morterone (35 abitanti), si associa con i vicini di Fuipiano Valle Imagna (240 abitanti), crea un’aggregazione da 275 persone, in linea con la norma perché in questo caso il limite minimo sarebbe di 140 abitanti (il quadruplo dei 35 che vivono nel Comune più piccolo). A parte i casi limite, sono moltissime le possibili aggregazioni senza superare i mille o 2mila residenti: nello stesso tempo, però, un ente locale da 4.500 abitanti dovrebbe comunque trovare un compagno di strada, perché sotto i 5mila residenti non è possibile stare da soli. A parte questa incongruenza, il risultato probabile nel periodo transitorio è un intrico di associazioni ad assetto variabile, perché la norma fissa un numero minimo di funzioni da associare (due l’anno prossimo, quattro l’anno dopo), ma lascia alla libertà dei singoli la scelta su quali attività iniziare a unire. Le combinazioni possibili sono infinite e i sindaci dovranno trattare fra loro con chi unirsi e per fare cosa. Il Dpcm attuativo, poi, non scioglie il nodo dell’amministrazione generale, che per la legge 42/2009 è una «funzione fondamentale» solo per il 70% della spesa, mentre per la gestione associata occorre ovviamente mettere insieme l’intera attività.


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